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Giornata della Memoria doppia per Caiazzo, bombardata dagli alleati proprio il 27 gennaio (1944)

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Non solo per la “Shoah” è giornata da ricordare, per i caiatini,quella del 27 gennaio, ma anche perché nello stesso giorno, l’anno precedente, cioè nel 1944, su Caiazzo furono state sganciate per errore, da aerei dei neo alleati americani, numerose bombe che provocarono altre vittime innocenti come quelle trucidate pochi mesi prima  dai tedeschi a Monte Carmignano, come ricordava lo scorso anno l’ex sindaco Tommaso Sgueglia presidente dell’associazione Monte Carmignano per l’Europa:

Il 27 gennaio 1944 segna una data importante nella storia di Caiazzo, a poco più di tre mesi dall’eccidio di Monte Carmignano dell’ottobre 1943, la nostra comunità pagò un altro tributo di sangue allorquando verso le ore 15.00 subì un atroce bombardamento, per un tragico errore, da parte di aerei americani.

Furono colpite diverse abitazioni e dalle macerie furono estratti i corpi senza vita di Giovanni Anzalone (anni 12), Anna Ciccarelli (anni 15), Margherita Ciccarelli (anni 41), Rosa Cocco (anni 22), Antonietta Biggiero (anni 6), Elettra Bruno (anni 41), Maria Buonomo (6 mesi), Carmela D’Agostino (anni 14), Maria Rachele Di Iorio (anni 7), Giovanna Di Rienzo (anni 76), Alessandrina Eligio (anni 10), Angelina Insero (anni 14), Vittorio Isotti (anni 4), Vera Lamberti (anni 11), Angelo Raffaele Reveglia (anni 3), Giuseppa Santabarbara (anni 14), Raffaela Savocchia (anni 38) e Giuseppina Di Giovanni (ragazza napoletana di anni 14 sfollata a Caiazzo con la famiglia).

Il giorno dopo, 28 gennaio, persero la vita per le gravi ferite riportate, anche Luisa Buonomo (anni 4) e Antonio Rolli (anni 63).

Più dettagliato il racconto, tratto da “Il Cronista”, del compianto ricercatore italo americano J. Agnone:

BOMBE SU CAIAZZO CONFUSA CON CASSINO

Il ricercatore italoamericano Joseph Agnone scopre negli archivi americani una fonte che testimonia uno strano bombardamento aereo avvenuto il 27 gennaio 1944 sulla cittadina di Caiazzo, quando il fronte di guerra si era attestato sulla linea Gustav.

Aerei americani colpirono obiettivi della Quinta Armata, un edificio dove era attestata la 163 Signal Photografic Company.

Fu un clamoroso errore, la cittadina di Caiazzo fu confusa con Cassino, dove nel gennaio 1944 si combatteva una dura battaglia.

di Joseph Agnone

Gennaio 1944, il fronte di guerra era fermo a Cassino, caposaldo della linea Gustav, ultimo ostacolo prima di sfondare il sistema difensivo tedesco, imboccare la Valle del Liri e puntare su Roma.

La Quinta armata aveva superato a fatica, con un sacrificio di uomini e risorse, la linea del Voltuno e la linea Reinhard, detta anche Linea d’Inverno.

A Caiazzo, sulla sponda del fiume Volturno, definita dal corrispondente del New York Times, un cumulo di macerie di questa cittadina che un giorno era una delle più prospere e ridenti comunità a nord del Volturno era attestata la 163ª Signal Photografic Company, Compagnia dei Segnali e delle Comunicazioni.

Il 27 gennaio 1944 alcuni aerei bombardarono Caiazzo, colpirono la sede della compagnia e uccisero diciassette civili, ferendo sette militari della Quinta Armata.

Se Charles Dickens fosse vivo avrebbe di certo esclamato: “Qui giace Caiazzo in una bella confusione!”.

In questa bella confusione sono emerse svariate opinioni circa la nazionalità degli aerei responsabili della carneficina.

Alcuni dicono di aver visto dei caccia bombardieri tedeschi con la svastica, altri vi hanno visto i T.38 a due fusoliere e le osservazioni non finiscono qui.

A causa di questa bella confusione ho dovuto leggere molti libri per districare da questa confusa matassa di opinioni la verità del bombardamento.

In quanto agli aerei, non credo che siano stati i T.38 poiché questi in quel momento scortavano i bombardieri sui bersagli.

Penso che possano essere stati i P.47 , che vennero adoperati in supporto alle operazioni terrestri della Quinta Armata.

In realtà gli americani bombardarono Caiazzo convinti di volare su Cassino.

Tale ipotesi è supportata da un testo che ho ritrovato negli archivi americani: Peter Maslowski, Armed with cameras, The American Military Photographers of World War II, The Free Press, New York.

É utile proporre ai lettori un brano di questo testo per comprendere la dinamica degli avvenimenti:

Gordon Frye si era finalmente guadagnato il meritato riposo. Fye si trovava molto distante dalla sua casa a Rhode Island e il suo letto era un pavimento di cemento invece che un materasso di lana, ma un pisolino del tardo pomeriggio, in qualsiasi condizione, in questi giorni era lusso.

La sua stanza era situata al terzo piano di un edificio precedentemente adibito a scuola, a Caiazzo, in Italia, una struttura che era stata requisita dall’unità di Frye, la 163ª Signal Photographic Company(Spc) (La compagnia dei segnali e delle Comunicazioni), per il suo Quartiere Generale.

Frye e il suo collega Samuel Tischler erano arrivati il giorno precedente dalla prima linea ed erano sudici, barbuti e pigri come i personaggi dei cartoni animati Gi Joe di Bill Mauldin. Mentre Fye si riposava, Tischler si stava sottoponendo a pianterreno ad uno di quegli infami tagli di capelli dei GI.

Per la prima volta dopo mesi entrambi si stavano crogiolando nella sicurezza della retroguardia. In frazione di secondo l’una dall’altra, Frye e Tischer, con i sensi provati da troppe terribili esperienze in prima linea, sentirono il rombo di aerei seguiti dai suoni fin troppo familiari di aerei in picchiata con l’accompagnamento musicale del fuoco delle mitragliatrici e dello scoppio di bombe.

L’addestramento militare stabiliva che durante i raid i soldati avrebbero dovuto scappare da un edificio per timore che questo crollasse, così Tischler a metà del taglio di capelli, uscì scappando dalla porta. Dopo una rapida occhiata fuori dalla sua finestra da cui poteva vedere i proettili traccianti arroventati che passavano come lampi, Frye corse per sicurezza giù per tre rampe di scale.

Ma nessuno dei due sfuggì completamente allo spostamento causato dalle esplosioni, che sbatterono Tischler a terra, il quale tuttavia, oltre ad avere “la diarrea per circa una settimana”, rimase indenne dopo questa esperienza quasi fatale. Frye però non fu così fortunato. Proprio nel momento in cui stava scappando dal corridoio per riversasi in strada, una bomba esplose, colpendolo con schegge di legno, lo sbattè contro una parete e lo scaraventò al suolo.

Questa è la mia fine”, egli pensò, ma dopo molti sforzi si sollevò in piedi e osservando ovunque quella devastazione e quella tragedia umana, fece ciò che la sua missione quale soldato cameraman gli imponeva: ritornò al terzo piano per prendere la sua macchina fotografica e fotografare quella carneficina.

Riemergendo dalle macerie dell’edificio con in mano una cinepresa, Frye osservò che l’edificio al lato opposto della strada era “sparito”. Poi la sua mente si offuscò. Frye si svegliò in una stanza dell’ospedale da campo con lo sguardo rivolto ad un soffitto scolorito. Un medico si chinò su di lui nel suo campo visivo ed esclamò che “sembrava colpito dall’ira di Dio”.

Difatti lo sembrò davvero. La pelle del suo viso sembrava bruciata, entrambe le palpebre erano lacerate, la trachea aveva riportato dei danni, il lato sinistro era paralizzato e non riusciva né a parlare né a dire il suo numero di matricola dell’esercito e come riuscì a capire in seguito, egli rappresentava un caso grave di esaurimento nervoso, noto come “shock da granata” nel gergo del primo conflitto mondiale e come “esaurimento da battaglia” (battle fatigue) in quello del secondo conflitto mondiale.

Oltre alle cattive notizie, correva in giro, come Frye aveva sentito, che gli aerei ameriani avevano eseguito il bombardameno. Quella però, non era solo una voce. Il comandante della 163ma unità, il capitano Ned R. Morehouse, non aveva dubbi sul fatto che gli aerei fossero americani, sensazione questa, condivisa da uno dei suoi successori, Robert Lewis, il quale ricordava che “la cosa più difficile era spiegare agli abitanti di Caiazzo perchè alcuni dei loro antichi edifici erano stati rasi al suolo da aerei americani”.

Inoltre, egli non riusciva nemmeno a spiegare le 17 vittime tra i civili che gli aerei avevano lasciato dietro di loro. Harold Culbertson, il portaordini dell’autoreparto della Compagnia, che aveva osservato gli aerei mentre “bombardavano l’asfalto fuori dall’autoreparto”, indicò che essi avessero confuso Caiazzo con Cassino, uno dei punti nevralgici della Linea d’inverno e scenario di un brutale combattimento nell’inverno 1943-44. Oltre a Frye e Tischler, altri sette membri furono feriti ma in maniera meno grave.

Il regista Huston, nel documentario storico dal titolo “San Pietro Infine” ha inserito il filmato del bombardamento di Caiazzo descrivendolo come una rappresaglia della Wehrmacht a San Pietro Infine.

Nel filmato si vedono i soldati americani che si adoperano nel tentativo di estrarre i morti dalle macerie.

Ma in realtà quest’immagine, che riprendeva il bombardamento di Caiazzo, era stata inserita nel documentario per la propaganda.

D’altra parte la testimonianza del comandante della 163ª, Morehouse, e quella del suo successore, comandante Robert Lewis, non lasciano dubbi sul fatto che a bombardare Caiazzo fossero aerei americani. In attesa di trovare riscontri nella documentazione conservata presso gli archivi americani in grado di far luce sulla vicenda, rimane il mistero sul motivo del bombardamento.

Ma con molta probabilità i bombardieri americani confusero Caiazzo con Cassino, dove alla fine di gennaio del 1944, cercavano di scardinare la linea difensiva Gustav.

(di Joseph Agnone – Fonte & Aggiornamenti: http://www.ilcronista.com/bombe-caiazzo-confusa-cassino – News archiviata in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

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