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‘Terra di Lavoro’. Dopoguerra: toccanti storie di migranti oltre Oceano ‘scovate’ da Mauro Lucio Novelli

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Il noto giornalista Mauro Lucio Novelli registra tre grandi successi nel comparto delle ricerche e degli studi inerenti i migranti italiani negli Stati Uniti e in Brasile.

Prima di entrare nel contenuto di tali ricerche è bene fare una breve premessa di quella che è stata l’emigrazione italiana negli Stati Uniti e in Brasile.

Tra il 1880 e il 1915 approdarono negli Stati Uniti quattro milioni di italiani, il 70% dei quali proveniva dall’Italia meridionale.

Giungevano tutti in nave e, purtroppo, diversi morivano durante il lungo trasbordo transoceanico.

Il 95% di essi viaggiava in terza classe, quasi ammassati l’uno sull’altro e con servizi igienici pessimi.

Elis Island era il primo canale d’ingresso dei migranti a New York: dopo varie e severe visite mediche erano dirottati, secondo le rispettive mansioni dichiarate, nei vari stati americani.

Gli italiani in maggioranza erano contadini che avevano scelto una terra migliore, considerata la fame e la miseria che avevano vissuto in Italia.

Proprio a Elis Island recentemente è stato istituito un interessante museo multimediale dell’emigrante ove tutti possono constatare il poco che i nostri migranti portavano con sé, di solito in grosse valigie di cartone contenenti per lo più agrumi, biscotti rosoli e pochi effetti personali.

La maggior parte degli italiani si concentrò a Chicago, Pittsburgh, Boston, Philadelphia, Baltimora ecc. ma molti migranti rimasero anche a New York, dove tuttora è forte la loro discendenza.

Mentre l’emigrazione italiana in Brasile si sviluppò fra il 1880 e il 1930, secondo una stima dell’ambasciata italiana in Brasile, nel 2013 vivevano nel paese circa trenta milioni di discendenti di immigrati italiani (circa il 15% della popolazione brasiliana), la metà dei quali nello stato di San Paolo; molti italo-brasiliani mantengono tuttora alcuni tipici costumi tradizionali italiani.

Adesso andiamo diritti sui risultati ottenuti nelle ricerche dal nostro valente collega, esperto in public relation e studioso dell’emigrazione italiana.

Lorelei Love Daley Renstrom (nella foto qui accanto), italo-americana, nacque il 24 marzo 1971 negli Stati Uniti, a Somers Point (New Jersey), da Lorelei Stoto e Wiliam Daley e sposò Daniel Renstrom, professore universitario da cui ebbe due figli; tuttora lavora nella guarigione olistica essendo specializzata nelle cure dei traumi “immagazzinati” psicologici.

Lorelei viene in contatto per caso con Mauro Lucio Novelli a fine gennaio 2020 e subito fra i due nasce un feeling con lo scopo di poter conoscere e abbracciare di nuovo i suoi lontani parenti in Italia.

Questo suo forte desiderio si realizza e, dopo venti anni di ricerche dai risultati inutili, trova i parenti dei suoi avi a Sessa Aurnca e Falciano del Massico proprio grazie al piglio investigativo, alla passione e agli studi delle “scartoffie” da parte del nostro stimato collega.

Nel 1900 il suo bisnonno, Antonio Stoto, e la bisnonna, Filomena Calzolaio, emigrarono negli Stati Uniti attestandosi nella città di Filadelfia, in Pennsylvania.

Dopo aver ricevuto una serie di documenti dagli Stati Uniti e la foto di una vecchia strada di Falciano, grazie alla collaborazione degli uffici Anagrafe di Carinola e Falciano del Massico, Mauro Lucio Novelli riesce a rintracciare proprio a Falciano del Massico i primi parenti, i quali collaborano attivamente per chiudere il cerchio della conoscenza dei parenti in quella località.

Questo non basta a Novelli che però a causa del Covid deve fermarsi per conseguire ulteriori risultati.

Appena c’è stato il via libera dal Governo per poter di nuovo circolare nelle varie città, Novelli riesce a risalire al ceppo autoctono originario dei parenti dell’americana.

Il ceppo autoctono appartiene agli Stoto, originari della città di Sessa Aurunca; in seguito la parentela si è diramata anche a Carinola e Falciano del Massico.

Naturalmente Lorelei Love Daley oltre alla conoscenza dei parenti ha ricevuta ampia documentazione cartacea.

A Falciano del Massico e Sessa Aurunca non vedono di poter abbracciare la parente che è fermamente intenzionata a venire in Italia non appena lo consentirà la pandemia.

Una bella storia, che finisce in modo gioioso, atteso che sono proprio i giovani a voler scoprire e capire le origini dei propri avi.

Per tenere desta l’attenzione dei lettori ci spostiamo su una storia dell’emigrazione di un italiano di Falciano del Massico in Brasile.

Nel primo ‘900 in Brasile emigrarono molti cittadini di Falciano del Massico, Carinola, Sessa Aurunca, che si insediarono quasi tutti nella regione di San Paolo, ove furono messi a lavorare come braccianti nelle piantagioni di caffè.

Fra questi migranti anche i fratelli Giuseppe e Vincenzo Scarlato, che si trasferirono in Brasile con le rispettive famiglie.

Rogerio Scarlato, loro nipote, entra in contatto con Mauro Lucio Novelli grazie a un suo conoscente di Sessa Aurunca, Mattia Scarlato, che, appunto, lo invita a contattare il nostro intraprendente collega.

Fino ad allora, nonostante quattro anni d’intense ricerche, Rogerio Scarlato non era riuscito a scoprire nessun parente nel comprensorio di Falciano del Massico.

Mauro Lucio Novelli invece, sempre disponibile coi nostri migranti, dimostrando pazienza certosina, esperienza di vita vissuta e non comuni qualità investigative, in pochi mesi riesce a rintracciare tutti i parenti di Rogerio, sia a Falciano del Massico che in altre città italiane.

Il bisnonno, il nonno e il padre di Rogerio sono morti tutti in Brasile, ove hanno tenuto sempre vive le tradizioni del proprio paese.

In questi italo-brasiliani c’era sempre la nostalgia dell’Italia e Antonio Scarlato, papà di Rogerio, si era sempre raccomandato al figlio di rintracciare i parenti italiani affinché un giorno si realizzasse il sogno di poter abbracciare, in particolare, tutti quelli tuttora residenti in Falciano del Massico.

Ma sentiamo da Mauro Lucio Novelli com’è arrivato a questo importante risultato:

Devo dire con estrema sincerità che le ricerche si sono presentate molto difficoltose ma, come per tutte le cose, nella vita ci vuole anche un pochino di fortuna.

Da alcuni documenti apprendo che Vincenzo Scarlato, fratello del bisnonno, dopo pochi anni rientrò  in Italia (quando partì da Falciano del Massico aveva già tre figli) portando con sé anche un quarto figlio, Francesco, nato in Brasile nel 1905.

Poi Vincenzo Scarlato e i vari figli troveranno altre strade, nel loro migrare, ma il figlio Francesco rimane a Falciano del Massico adattandosi a vari mestieri non trascurando la passione del ciclismo che lo vide protagonista a livello nazionale.

Durante la seconda guerra mondiale, nel 1943, fu imprigionato dai tedeschi e rinchiuso in un campo di concentramento.

Nel 1945, quando ormai la Germania e la dittatura nazista erano state sconfitte, Francesco Scarlato torna a piedi dalla Germania e, dopo varie settimane, attraverso numerose peripezie, raggiunge Falciano del Massico.

Nel cercare questi parenti -continua Novelli- hanno collaborato attivamente, con tanta cortesia, tutti gli impiegati dell’ufficio anagrafe di Carinola ma in particolare devo ringraziare Vincenzo Leoni che è stato prezioso nella ricerca.

Arrivo per puro caso a Vittorio Toscano, 94enne, suocero del mio caro amico Vincenzo Ciarlone.

E qui la prima, interessante scoperta: la moglie si chiama Maria Cristina Toscano ed è figlia di Maria Scarlato, moglie di Vittorio Toscano, purtroppo deceduta, prima figlia di Francesco Scarlato.

Da questo importante filone si è risaliti a tutti i parenti”.

Novelli ci fa vivere altre storie di migranti che arricchiscono il patrimonio di vita vissuta e storica del popolo di Terra di Lavoro.

La terza e ultima storia che andiamo a raccontare è ancora più clamorosa.

Novelli riesce a ricostruire ex novo l’albero genealogico di Pierpaolo Filippelli, già Pubblico Ministero antimafia e anticamorra, nonché Procuratore della Repubblica aggiunto a Torre Annunziata (foto in alto); anche il bisnonno e il nonno del magistrato sono stati migranti negli Stati Uniti, ecco la storia:

Il bisnonno del magistrato, Carlo Stefano Filipello, nato a Castelnuovo d’Asti (attuale Castelnuovo don Bosco) il 27 luglio 1839, all’età di vent’anni decide di arruolarsi nell’importante Arma dei Carabinieri Reali e dopo l’Unità d’Italia scese dal Piemonte per partecipare alla repressione del brigantaggio.

Avendo conosciuto al Sud, precisamente a Conca della Campania, in provincia di Caserta (all’epoca Terra di Lavoro), la sua futura moglie Giulia Masciarelli, dovette lasciare l’Arma, che all’epoca non consentiva di allacciare relazioni sentimentali con persone del territorio in cui si prestava servizio.

E in Terra di Lavoro, da borghese, intraprese l’attività di enologo, avendone tutte le competenze, in quanto proveniente dalle colline dell’astigiano.

Per alcuni anni, dopo il matrimonio, il nostro lavorò presso i Galdieri, ricchi latifondisti di Conca della Campania, dove nacque Carlo, il nonno del magistrato.

Nei primi del novecento, dopo alcune discussioni con la famiglia Galdieri, perché intervenuto a difesa dei diritti dei lavoratori dipendenti, il bisnonno del magistrato decise di emigrare negli Stati Uniti ove, dopo pochi anni, lo seguirono tutti i figli ad eccezione del primo, Edoardo Filippello, deceduto in Sessa Aurunca il 22 novembre 1937, con il grado di Capitano dei Carabinieri.

Edoardo Filippello per diversi anni ha anche comandato la Compagnia Carabinieri di Sessa Aurunca.

Carlo Filippello, nonno del magistrato, emigrò negli Stati Uniti il 14 marzo 1914, all’età di diciassette anni: il suo nome è stato trovato nel sito di Elis Island, ove è indicato anche il piroscafo con cui giunse in America.

Il suo bisnonno, invece. è morto negli Stati Uniti il 16 marzo 1918.

Carlo Filippello, già bravo come sarto, si lanciò nel campo della moda, affermandosi a New York come brillante stilista; negli anni trenta tornò in Italia e sposò, a Cascano di Sessa Aurunca, Adele Martone.

Nel 1936 nacque Renato, padre del magistrato: tra le informazioni da quest’ultimo fornite al nostro collega spiccano quelle riguardanti il fratello del bisnonno: Giovanni Filipello, coetaneo e compagno di San Giovanni Bosco, per la causa di santificazione del quale fu molto importante la sua testimonianza.

Il magistrato Filippelli ha fornito al nostro collega anche l’albero genealogico della famiglia; grazie alla documentazione da lui ricevuta, finalmente, Novelli ebbe l’opportunità di chiudere anche tale pratica.

Il nostro collega, invece, partendo dall’importante materiale recuperato, riesce a scoprire, con capacità esplorativa eccezionale, risultati mirabili; di seguito riportiamo sinteticamente ciò che ha dichiarato al nostro giornale:

“Prima di ogni cosa -dice Novelli- voglio ringraziare tutta la famiglia del Magistrato ma anche tutti i suoi parenti che appartengono ai Filippelli: Carla Filipello di Castelnuovo don Bosco; don Riccardo, salesiano della Chiesa di Sant’Andrea di Castelnuovo don Bosco; le sue collaboratrici Lorenza e Antonietta; Antonio Rago, Sindaco di Castelnuovo don Bosco; David Lucio Simone, Sindaco di Conca della Campania; Amedeo Santangelo, originario di Conca della Campania e residente a Terracina, importante funzionario nel settore della magistratura, e in particolar modo, in quanto molto prezioso nel collaborare alle ricerche, il mio amico Pasquale Comparelli ( 83 anni), storico e scrittore, originario di Conca della Campania.

La prima notizia molto importante che voglio dare al vostro giornale è che il magistrato appartiene al primo matrimonio del bisnonno.

In realtà Carlo Stefano nasce dal primo matrimonio fra Giovanni Battista Filipello e Giovanna Bonaudi, di entrambi i quali ho recuperato le rispettive date di nascita e morte.

Probabilmente avrà avuto un’altra sorella che si chiamava Maria Giacinta, forse nata nel 1846.

Il padre del bisnonno, rimasto vedovo, nel 1851 si risposò con Giacinta Ronco di Torino, da cui ebbe altri quattro figli. Posso assicurare che ho trovato la discendenza dei Filipello dal 1667”.

Il romanzo delle ricerche effettuate dal nostro collega sembra terminato invece è come una soap opera tutta improntata in Terra di Lavoro tra la fine del 1800 e gli inizi del ‘900, ancora narrata dal Novelli:

“Grazie alle informazioni ricevute già sapevo che il bisnonno di Pierpaolo Filippelli non era andato subito a Conca della Campania: fece servizio a Lanciano dove nel 1872, da una relazione amorosa, nacque il suo primo figlio,  che chiamò Eduardo Carmine Giovanni Filippello (come si può notare, il cognome originario da Filipello si trasformò in Filippello); anche lui si arruolò nei Carabiniere e nel 1930, per i suoi meriti, gli fu affidato il comando della Compagnia Carabinieri di Sessa Aurunca.

Grazie alle meticolose ricerche sono riuscito ad avere il certificato autentico dell’atto di matrimonio del primo figlio che, guarda caso, allora era brigadiere e, proprio a Conca della Campania, nel 1901 sposò Leucata Liberata, una ragazza di Sessa Aurunca.

La prima figlia, Urania, nata nel 1903, è registrata nel comune di Conca della Campania.

Questa bella storia della famiglia del magistrato -continua Novelli- non finisce qui: ho riprodotto tutta la discendenza di Giulia Masciarelli, bisnonna del magistrato.

La notizia più clamorosa è che non sapevano esattamente quanti figli aveva avuto il bisnonno anche se ne davano per certi cinque, come si evinceva dall’albero genealogico.

Invece non è cosi: la constatazione che sto per rivelare -termina il nostro collega- ha del clamoroso e ne saranno felici soprattutto i vari parenti: i figli avuti sono stati sette.

Il secondo figlio morì dopo appena un mese ma l’altro figlio, che nessuno conosceva, si chiama Luigi, Pietro, Giuseppe Filippello nato il 9 novembre 1902.

Potrei continuare ancora raccontando tutta la storia dell’emigrazione negli Stati Uniti ma penso che questo possa bastare”.

Bisogna onestamente riconoscere che è stato un risultato veramente eccezionale quello raggiunto dal  collega, tanto che il Magistrato Filippelli ha definito Mauro Lucio Novelli investigatore straordinario.

Da indiscrezioni avute, siamo sicuri che il nostro collega ci farà vivere ancora nuove emozioni nel conoscere le storie dei nostri emigranti all’estero. Adesso gli auguriamo: Ad maiora semper”!

 

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