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Dopo il silenzio…un’altra vita

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Luci e ombre del nobile film di Adriana Mascia, che squarcia il silenzio che spesso incombe sulle storia di violenza sulle donne, con Magda Mancuso e Vittorio Sirica 

di Maurizio Longhi

Quando si utilizza una telecamera, un ciak e un cast di attori perché attraverso una pellicola arrivi agli altri un messaggio contro la violenza sulle donne, parliamo a prescindere di una iniziativa nobile e lodevole.

Dopo il silenzio…un’altra vita, questo è il titolo del docufilm scritto e diretto da Adriana Mascia, parole ponderate e dosate bene che già dicono tutto.

Quando una donna è vittima di violenza, la prima cosa che fa è trincerarsi nel silenzio per paura di peggiorare la situazione, di attirare maggiore aggressività o di non essere capita e ritrovarsi sola e frustrata. Ma quando si vince il silenzio, quando ci si decide a vuotare il sacco denunciando soprusi e angherie, può nascere un’altra vita e rompere definitivamente i ponti con quella fatta di sottomissione e autodistruzione.

Questo docufilm fa capire quanto sia importante armarsi di coraggio e rivolgersi a qualcuno in grado di aiutare una donna ad uscire dalla palude di una vita impossibile. Come era diventata la vita di Mariella, interpretata con grande trasporto emotivo da Magda Mancuso, la cui bellezza abbagliò Pasquale, nella cui parte si è calato con professionalità e immedesimazione l’attore Vittorio Sirica.

Tra i due sembrava essere sbocciato un amore da favola, proprio quello che succede quando poi l’uomo prende il sopravvento sulla donna: all’inizio fa di tutto per apparire il perfetto principe azzurro celando benissimo il lato malvagio destinato inevitabilmente ad affiorare.

La donna, come nel caso di Mariella, si innamora perdutamente e farebbe qualsiasi cosa per il proprio uomo, ignara di consegnarsi sempre di più ad una vita d’inferno. Per ironia della sorte, chi subisce violenza si sente anche in colpa, si chiede dove abbia sbagliato, cosa abbia scatenato la furia belluina di quell’uomo che era tanto diverso e che si tende a giustificare perché si stanca troppo a lavoro, perché meritava una cena preparata con maggiore cura e amore e, quindi, “ci può stare che perda la testa”.

La realtà appare così assurda e senza senso che la donna crede alle scuse dell’uomo che promette di non sbagliare più, si illude che quell’aggressività sia figlia di un grande amore. Ecco il tunnel nel quale entra una donna, una gabbia da cui si può fuoriuscire solo cambiando vita e per farlo bisogna abbattere il muro del silenzio.

Mariella decide di farlo dopo che Pasquale, oltre a privarle libertà e felicità, le toglie anche la bellezza sfregiandole il viso con l’acido, solo a quel punto, quando ormai si rende conto che il prossimo passo è il sacrificio della propria vita, si affida ad una professionista per ritrovare se stessa.

Il docufilm della Mascia si apre proprio con Mariella che, avvolta da un foulard per coprire le piaghe sul viso, racconta ad un’altra donna vittima di violenze le sue vicissitudini, come il suo uomo da un giorno all’altro sia diventato un mostro.

Il messaggio arriva forte e diretto, ma ad un occhio attento è difficile che non risaltino agli occhi delle imperfezioni sfuggite alla regia. Nel momento in cui Mariella racconta la sua triste storia è una donna ferita ma già madre di figli, quando scorrono le immagini del suo matrimonio, la chiesa è deserta e tra i banchi sono affissi i segni del distanziamento fisico/sociale (qualcuno aveva già previsto l’irruzione del covid?).

Sempre Mariella ricorda di aver conosciuto Pasquale all’età di 14 anni e la scena dell’incontro la ritrae già donna mentre è in compagnia di amiche che, ad occhio, possono sembrare quattordicenni. Inoltre, alcuni attori vengono “beccati” a fissare la telecamera e viene naturale chiedersi come mai questi dettagli siano sfuggiti al controllo della regia.

Ciò che resta del docufilm è la natura cruda e sferzante di una storia di violenza domestica, l’errore più grande che si possa fare è pensare che sia un caso isolato, invece ce ne sono tante. Che ben vengano queste forme di denuncia utili a sensibilizzare l’opinione pubblica su un fenomeno che suscita quella indignazione che deve portare ad una efficace azione di contrasto.

(Fonte: Lo Speakers Corner – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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