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Attualità

Condannato Marco Di Lauro, figlio del boss Paolo Di Lauro

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E’ stato condannato a 18 anni di carcere con l’accusa di traffico di droga, Marco Di Lauro, l’ex boss fantasma arrestato il 2 marzo dell’anno scorso in un appartamento di via Scaglione a Chiaiano dopo 14 anni di latitanza. Era insieme alla sua storica compagna in un modesto appartamento ma dotato di tutti i comfort.

F4 (così come viene chiamato il quarto figlio del superboss  Ciruzzo o’ milionario) è stato giudicato davanti al gip Giuseppe Sepe  del tribunale di Napoli Giuseppe Sepe in un processo che si è svolto con il rito abbreviato. La Dda, e in particolare la pm Ida Teresi che da anni indaga sul clan Di Lauro aveva chiesto 20 anni di carcere.

 

Il gip, ha riconosciuto e riunificato in una sola associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga le tre ordinanze contestate per fatti che vanno dal 2011 ad oggi. Marco Di Lauro è attualmente detenuto in regime di 41 bis nel carcere di Sassari. Il mese prossimo tornerà a processo per associazione di tipo camorristico.

Marco Di Lauro  era stato arrestato a Napoli  il 2 marzo 2019 da carabinieri, polizia e finanza in una operazione congiunta, in via Emilio Scaglione, a Chiaiano mentre era con la compagna, che lo ha abbracciato mentre i poliziotti lo portavano via. Di Lauro era latitante dal 7 dicembre 2004 quando sfuggì a un maxi blitz che passerà alla storia giudiziaria come la “notte delle manette”.

Era ricercato per associazione di tipo mafioso e altri reati. Dal 17 novembre 2006 era ricercato anche in campo internazionale e faceva parte dell’elenco dei latitanti di massima pericolosità. Considerato dagli inquirenti il secondo latitante più pericoloso d’Italia dopo Matteo Messina Denaro.

È il quarto figlio del boss Paolo Di Lauro, storico capo del clan Di Lauro, di cui fa parte anche Marco.

Nei libri paga viene indicato con la sigla “F4”, che sta a indicare quarto figlio del boss, mentre i fratelli Cosimo, Vincenzo, Nunzio, Salvatore, Antonio, Raffaele e Giuseppe, vengono indicati rispettivamente con la sigle: F1, F2, F5, F6, F8, F9, F10.

Nel 2004 quando Gennaro Marino “Mckay” voleva incontrare Paolo Di Lauro (quest’ultimo latitante), prima dello scoppio della faida, Cosimo Di Lauro (8 dicembre 1973), il figlio maggiore di Paolo che all’epoca era reggente del cartello, temendo una trappola, mandò i suo fratelli Ciro (Napoli, 29 maggio 1978) e Marco (Napoli, 16 giugno 1980) a perlustrare il luogo dell’incontro. Non avvertirono nessuno del loro imminente arrivo, passarono senza scorta, forse in auto, osservarono le vie di fuga, le sentinelle appostate e capirono che una volta che il padre sarebbe giunto lì l’avrebbero fatto fuori, lui e chiunque l’avesse accompagnato, quindi andarono dal fratello maggiore Cosimo (8 dicembre 1973) e gli riferirono quanto visto. L’incontro era un tranello, era un modo per uccidere e sancire una nuova era nella gestione del cartello.

Marco Di Lauro inizia la sua latitanza a seguito di un maxi blitz a Scampia che passa alla storia come la “notte delle manette” e in cui Di Lauro fa perdere le sue tracce[2], ricercato per associazione di tipo mafioso e altro[3].

Il 27 marzo 2012 sembrava che la caccia a Di Lauro fosse finita: in un ristorante la polizia ferma una persona dalle fattezze molto simili a quelle di Marco Di Lauro, ma la comparazione delle impronte digitali rivela che la persona arrestata non era uno degli eredi dell’ex capoclan di Secondigliano.

Il 2 maggio del 2012, la Terza Corte di Assise di Appello del Tribunale di Napoli ha condannato Mario Buono (arrestato nel 2007) e Marco Di Lauro (latitante) all’ergastolo, per l’omicidio del giovane innocente Attilio Romanò, ucciso per errore nel gennaio del 2005 nell’ambito della Prima faida di Scampia a Napoli[4].

Il 22 ottobre 2012 viene diffuso l’identikit di 5 latitanti “eccellenti” (Marco Di Lauro, Mariano Riccio, Antonio Mennetta, Rosario Guarino e Mariano Abete) che avrebbero avuto un ruolo di rilievo nella seconda faida di Scampia, tra questi baby boss emergenti il nome di Marco Di Lauro era il più gettonato. Tutti sono stati arrestati.

Dal luglio 2013 è sotto il mirino degli 007 americani, che hanno trasmesso al Dipartimento del Tesoro americano informative per segnalare la sua infiltrazione nell’economia della Grande Mela.

Il 18 giugno 2015 la Suprema Corte di Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per Mario Buono, ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio di Attilio Romanò mentre ha disposto il rinvio a giudizio in Corte d’Appello per Marco Di Lauro, considerato il mandante dell’agguato. Cade il secondo ergastolo per Marco Di Lauro che restava latitante solo per reati associativi.

Sarebbe legato sentimentalmente a Cira Marino, una donna vicina al clan Tamarisco di Torre Annunziata che ne avrebbe favorito la latitanza, inoltre avrebbe intrattenuto rapporti di “affari” (un mercato riguardante prevalentemente la droga) con la ‘Ndrangheta, in particolare con la ‘Ndrina dei Pelle-Vottari. In passato il suo abbigliamento era formato da tute e da scarpe di Cesare Paciotti e guidava prevalentemente macchine BMW e motorini e non si fermava mai in strada per oltre 15 minuti; inoltre fino al 2011 pare uscisse per strada intorno alle 3 e alle 4 di notte. Nel 2015 si credeva che si fosse sottoposto a un intervento chirurgico di plastica facciale, fatto apposta per cambiare il volto.

Il 25 dicembre 2016 e nel marzo 2017, in due distinti blitz di cui il primo effettuato all’interno di una mansarda dei Camaldoli, e il secondo nel Rione Terzo Mondo, Marco Di Lauro era riuscito per due volte a sfuggire alla cattura da parte delle forze dell’ordine.

Nel dicembre 2017 viene diffusa una nuova foto ricavata attraverso il programma informatico “Age progression” dove Marco Di Lauro, visibilmente invecchiato, appare con barbetta e capelli brizzolati. L’aggiornamento tiene conto di molti fattori, compresa la somiglianza con i genitori o i nonni analizzata in rapporto agli anni che passano.

Il 26 novembre 2018 dopo l’arresto di Antonio Orlando, boss del clan Orlando-Nuvoletta-Polverino, diventa in assoluto, il latitante di camorra ricercato da più anni.

All’inizio del 2019 la procura di Napoli fissa un obiettivo: catturare Ciro Rinaldi e Marco Di Lauro, riuscendo in tal proposito, dato che entrambi saranno catturati, dapprima Rinaldi a febbraio, e poi Di Lauro a marzo.

 

 

 

 

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