Omicidio Nicholas Di Martino. Identificati i presunti autori

Nella serata di ieri e nella mattinata di oggi 27 maggio 2020, il personale della Squadra Mobile di Napoli e del Commissariato di PS Castellammare di Stabia ha eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia per l’omicidio, aggravato dal metodo mafioso, del diciassettenne Di Martino Nicholas ed il tentato omicidio di Langellotti Carlo, avvenuti nella notte di lunedì 25 maggio, nel centro di Gragnano, mediante accoltellamento.
I presunti autori sono stati identificati nel ventunenne Di Lauro Ciro e nel ventenne Apicella Maurizio e su disposizione della Procura associati presso la Casa Circondariale di Napoli – Secondigliano.
Nicholas Di Martino è morto a 17 anni dopo essere stato accoltellato all’inguine e all’addome nella notte di domenica in un litigio a Gragnano. Nipote del boss Nicola Carfora, detto ”o fuoco‘ in carcere all’ergastolo per omicidio, potrebbe essere stato ucciso al termine di una discussione o per una ritorsione nell’ambito della faida tra gli Alfetra – altro clan che gestisce lo spaccio nella zona – e l’organizzazione facente capo allo zio del ragazzo.
Gli agenti stanno investigato proprio su alcuni coetanei del ragazzo che orbitano attorno al gruppo camorristico, ritenuti i responsabili del raid in cui e’ rimasto ferito, in maniera lieve anche un 30 enne, cugino della vittima, Carlo Langellotti, che sarebbe intervenuto per dividere i ragazzi che si stavano azzuffando in strada alle 3 di notte a Gragnano.
Dalle immagini del profilo Facebook di Nicholas si scorge il volto di un ragazzino. Un giovane che con l’acronimo A.C.A.B. scriveva “Tutti gli sbirri sono bastardi”.
Nicholas era cresciuto in un ambiente in cui e’ naturale odiare le istituzioni e le forze dell’ordine.
Il ragazzo odiava la Polizia ma amava il Presidente Giuseppe Conte. Circa un mese fa aveva scritto: “Con un presidente come te sono fiero di essere italiano“.
Una apparente contraddizione in un contesto malavitoso nel quale Nicholas era solo un ragazzo.
Per Nicholas questo era il “giusto” bigliettino da visita per “farsi rispettare” nel suo ambiente.
L’ammirazione per il presidente del Consiglio, invece, in un momento d’emergenza, come quello vissuto negli ultimi mesi dal nostro Paese, lo aiutava a sentirsi più vicino a coetanei lontani dal mondo della criminalità.
Adesso rimane una famiglia che, nonostante l’abitudine alla violenza, si trova a piangere un ragazzo di 17 anni, a cui proprio quella violenza, ha reciso sogni e contraddizioni.
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