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Attualità

Le parole di Feltri e la “questione meridionale”

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Che esista una questione meridionale, nel significato economico e politico della parola, nessuno più mette lo in dubbio. C’è fra il nord e il sud della penisola una grande sproporzione nel campo delle attività umane, nella intensità della vita collettiva, nella misura e nel genere della produzione, e, quindi, per gl’intimi legami che corrono tra il benessere e l’anima di un popolo, anche una profonda diversità fra le consuetudini, le tradizioni, il mondo intellettuale e morale”.

Queste le parole del politico e storico italiano Giustino Fortunato, parole incontrovertibili che ad oggi sono riscontrabili su vari aspetti della vita di ogni giorno. Uno studio attento della situazione vigente ci mostra come tra nord e sud il divario passi dalla situazione di rischio di povertà o di esclusione sociale dei meridionali, ai livelli di salute e obesità, dai dati statistici di occupazione femminile, ai risultati dei test Invalsi nelle scuole, dalla diffusione dei Pos nelle attività commerciali al regolare utilizzo d’internet nelle famiglie. Che una differenza economica e sociale sia presente, beh su questo non v’è dubbio, da sempre dai tempi delle prime attività industriali, storicamente il Meridione è sempre stato sfavorito, e le politiche economiche del Paese, certamente non hanno mai sovvenzionato equamente le regioni, favorendo consequenzialmente una continua crescita del nord a discapito del sud.

Un articolo pubblicato sul Corriere della Sera di 47 anni fa prevedeva che nel 2020 sarebbe stato colmato “il divario fra Nord e Sud” Italia. La previsione era stata espressa in un rapporto per il ministero del Bilancio, nel quale si diceva che lo sviluppo del Sud era avvenuto disordinatamente, secondo l’articolo “aggiungendo ai vecchi motivi di arretratezza nuove cause di disorientamento”. Ma questa previsione rimane solo un’utopia, un po’ come il vero comunismo di Marx.

Tuttavia, alla fine dei conti, un piccolo rovescio della medaglia in termini di fortuna si sta verificando proprio oggi, ai giorni nostri e chissá se questo non possa essere l’inizio di una nuova era economica caratterizzata da minori disuguaglianze. Il covid 19 come s’è visto, ha avuto un impatto più negativo al nord, quasi decimando la popolazione di alcune sue regioni, tra le più produttive, tra l’altro, quali Lombardia e Veneto. Questo certamente comporterà delle conseguenze. Per quanto la crisi stia alterando il mercato et quindi l’economia di tutto il Paese, seppur un buon numero dei morti avesse un’età molto avanzata, tanti sono i giovani che hanno perso la vita. L’accanimento di questo virus al nord, che certamente rallenterà maggiormente la ripresa delle loro economie rispetto al sud, potrebbe per la prima volta nella storia favorire le attività del Meridione, le quali sempre con le dovute precauzioni, potranno certamente riprendere secondo i piani stabiliti dal Governo, con meno ansia ed in tempi più brevi.

Negli ultimi giorni il Presidente della regione Campania De Luca ha dichiarato, saggiamente : “Per la fase 2 serve senso di responsabilità. Se una regione d’Italia con una situazione epidemiologica non tranquillizzante, come Lombardia, Veneto o Piemonte, accelera in maniera non responsabile rischia di rovinare l’Italia intera. Se dovessimo avere una corsa in avanti da parte di regioni con contagio così forte, la Campania chiuderà i suoi confini vietando l’ingresso ai cittadini provenienti da quelle zone”. La cosa più drammatica, sarebbe riaprire le attività economiche in maniera indifferenziata e poi dopo due settimane essere costretti a richiudere tutto. Una nuova stagione di isolamento non la regge il Paese intero”.

Parole severe, ma giuste, quelle del nostro Presidente, il cui impegno s’è reso noto lungo tutto il periodo di quarantena, accalorandosi l’affetto e la stima del suo popolo. Del resto, come dargli torto. L’Italia ad oggi e per i prossimi mesi, come tutto il mondo, ancora non disporrà di una cura o di un vaccino utile ad evitare un nuovo terribile contagio, il quale potrebbe seriamente scatenarsi da un momento all’altro facendo collassare tutta l’economia del paese, ancor di più di quanto già lo sia, in un buco nero di morte e disperazione atroci. Intanto in un’intervista al giornalista di fama nazionale Vittorio Feltri, al programma televisivo “Fuori dal Coro” condotta da Mario Giordani, forti sono le accuse nei confronti dei Meridionali e del provvedimento che il De Luca attuerebbe in caso d’emergenza. “Ho simpatia per De Luca, – afferma il Feltri – ma vorrei chiedergli se li chiude in entrata o anche in uscita? – riferendosi agli spostamenti da regione a regione – Perché a me risulta che ogni anno 14 mila campani si recano a Milano per farsi curare, perché le strutture sanitarie lombarde sono più rassicuranti di quelle campane. Io credo che nessuno di noi abbia voglia di trasferirsi in Campania. Non ce l’ho con la Campania, perché dovremmo trasferirci in Campania? A fare che cosa? I parcheggiatori abusivi?”. Il direttore di Libero ha proseguito dicendo che “il fatto che la Lombardia sia andata in disgrazia per via del coronavirus ha eccitato gli animi di molta gente che è nutrita di invidia e di rabbia nei nostri confronti perché subisce una sorta di complesso d’inferiorità. Io non credo ai complessi d’inferiorità, io credo che i meridionali in molti casi siano inferiori”.

Questa forte invettiva, dal sapor quasi antisemita nei confronti del popolo meridionale, ha provocato una forte coscienza sociale. E paradossalmente al sud come al nord molte sono le edicole che si rifiutano di vendere il quotidiano diretto da Feltri. A queste si sarebbe aggiunta almeno una libreria a Reggio Calabria che ha deciso di boicottare la vendita dei libri scritti dal giornalista. La rivolta è stata accompagnata anche da una mobilitazione sui social, alcuni utenti hanno lodato l’iniziativa delle edicole e hanno condiviso post contro il giornalista di Bergamasco, e coinvolti sono persone comuni come celebrità del mondo dello spettacolo tra questi, Francesca Barra e Gigi D’Alessio.

Per concludere, la differenziazione economica, non puó permettere di declassare una parte del nostro popolo. L’unitá d’Italia è avvenuta anni or sono e in momenti di giubilo, come in momenti di difficoltá forte deve essere lo spirito patriottico, le scelte dei governatori regionali per difendere la sanità di una regione e di riflesso quello dell’intero Paese non possono essere strumentalizzate per fare critica e trasmettere senso d’odio. Siamo una nazione, non due fazioni in guerra. La sanità ora deve venire prima di tutto, è l’unico mezzo per rimettere in sesto l’Italia e farla ripartire. La libertà di pensiero è sacra ma le demagogie razziali sono ben altra cosa.

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