Coronavirus e italiani all’estero: intervista all’ingegnere Luigi Vitale
Luigi Vitale 35 anni, nato ad Aversa lavora dal 2016 come ingegnere civile a Stoccarda per un’azienda tedesca con oltre 140 dipendenti sparsi in più sedi in Germania.
Si occupa di controllo della progettazione ed esecuzione di ponti e autostrade, con particolare riguardo alle strutture metalliche. Lo abbiamo intervistato per avere il punto di vista di un italiano che, dall’estero, nello specifico dalla Germania, ha la possibilità di seguire le dinamiche dell’epidemia su due fronti.
1) Qual è stata la tua reazione quando dalla Germania hai appreso dell’emergenza Covid19 in Italia?
La mia prima reazione è stata di sicuro di apprensione. Seguo ogni giorno notiziari sia italiani che tedeschi e mi è da subito dispiaciuto moltissimo per gli effetti che questa epidemia sta avendo sul popolo italiano. La preoccupazione si fa poi più forte quando si hanno affetti lontani e non si possono condividere con loro i momenti di difficoltà.
2) Attualmente quali sono i tuoi timori e le tue speranze e come stai vivendo l’attuale situazione che è oramai delicata anche in Germania?
Considerando le statistiche non posso dire di vivere con timore l’attuale situazione in Germania. La stragrande maggioranza dei decessi riguarda persone con un’età media molto alta e patologie pregresse; qui in Germania poi, sono pochissimi, soltanto lo 0,3%. Sono molto attento, limito le mie uscite a quelle essenziali ancor prima che venisse imposto anche qui; la mia azienda ci ha anche dato la possibilità di lavorare da casa. Gli anziani sono deboli e io potrei essere un fattore di rischio per loro, limitando la mia libertà tutelo loro, è il massimo che posso fare. Le mie speranze sono quelle di tutti, che si torni al più presto alla normalità, magari con più coscienza su basilari norme igieniche e comportamentali.
3) Quali differenze hai potuto notare tra la reazione italiana e quella tedesca al diffondersi dell’epidemia?
La prima grande differenza l’ho notata in tv. In Italia sin dai primi focolai c’è stato un enorme parlare del problema, e come sempre accade, non soltanto da parte di chi ne ha diritto. Si dava continuamente voce a chiunque e questo ha generato nelle persone soltanto confusione. In Germania accade, invece, l’opposto. Si espongono pubblicamente soltanto i politici con potere decisionale, attraverso comunicati ufficiali, senza istigatori e senza generare allarmismi. Se è vero che sin dall’inizio la parola chiave era salvaguardare economia e posti di lavoro, c’è da dire che la sanità qui è impeccabile. I posti di terapia intensiva sono moltissimi, tra l’altro molti qui in Baden Württemberg vengono messi a disposizione dei Comuni francesi che sono al confine. La gestione della pandemia sembra funzionare, complice la mancanza di focolai come in Italia, nonostante quello di Monaco a gennaio da subito contenuto, complice la capacità
1) Qual è stata la tua reazione quando dalla Germania hai appreso dell’emergenza Covid19 in Italia?
La mia prima reazione è stata di sicuro di apprensione. Seguo ogni giorno notiziari sia italiani che tedeschi e mi è da subito dispiaciuto moltissimo per gli effetti che questa epidemia sta avendo sul popolo italiano. La preoccupazione si fa poi più forte quando si hanno affetti lontani e non si possono condividere con loro i momenti di difficoltà.
2) Attualmente quali sono i tuoi timori e le tue speranze e come stai vivendo l’attuale situazione che è oramai delicata anche in Germania?
Considerando le statistiche non posso dire di vivere con timore l’attuale situazione in Germania. La stragrande maggioranza dei decessi riguarda persone con un’età media molto alta e patologie pregresse; qui in Germania poi, sono pochissimi, soltanto lo 0,3%. Sono molto attento, limito le mie uscite a quelle essenziali ancor prima che venisse imposto anche qui; la mia azienda ci ha anche dato la possibilità di lavorare da casa. Gli anziani sono deboli e io potrei essere un fattore di rischio per loro, limitando la mia libertà tutelo loro, è il massimo che posso fare. Le mie speranze sono quelle di tutti, che si torni al più presto alla normalità, magari con più coscienza su basilari norme igieniche e comportamentali.
3) Quali differenze hai potuto notare tra la reazione italiana e quella tedesca al diffondersi dell’epidemia?
La prima grande differenza l’ho notata in tv. In Italia sin dai primi focolai c’è stato un enorme parlare del problema, e come sempre accade, non soltanto da parte di chi ne ha diritto. Si dava continuamente voce a chiunque e questo ha generato nelle persone soltanto confusione. In Germania accade, invece, l’opposto. Si espongono pubblicamente soltanto i politici con potere decisionale, attraverso comunicati ufficiali, senza istigatori e senza generare allarmismi. Se è vero che sin dall’inizio la parola chiave era salvaguardare economia e posti di lavoro, c’è da dire che la sanità qui è impeccabile. I posti di terapia intensiva sono moltissimi, tra l’altro molti qui in Baden Württemberg vengono messi a disposizione dei Comuni francesi che sono al confine. La gestione della pandemia sembra funzionare, complice la mancanza di focolai come in Italia, nonostante quello di Monaco a gennaio da subito contenuto, complice la capacità organizzativa, ho fiducia in questo Paese. Poco fa pensavo, ad esempio, a quando l’anno scorso dopo l’incidente nucleare in Russia, il Governo si attivò nel comprare 190 milioni di pillole allo iodio per proteggere la tiroide dei cittadini. Quelle pillole non furono necessarie, non vennero mai distribuite, ma il solo fatto di averle acquistate significa avere coscienza del pericolo e competenza nell’affrontarlo, il cittadino lo sente.
4) Tu che sei campano, quale idea ti sei fatto delle ordinanze emanate dal Governatore De Luca?
Il Governatore De Luca ha il piglio giusto, vede l’emergenza e prende decisioni. Conosce i suoi cittadini e la capacità di risposta delle strutture sanitarie sul territorio. Sa che la Campania non può permettersi né errori né lassismo se vuole riuscire a contenere il problema. Mi ispira fiducia, speriamo riesca a gestire la nostra vispa Regione nel migliore dei modi.
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