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Scioglimento anticipato dei Consigli Comunali in provincia di Caserta e di Napoli: infiltrazioni camorristiche ed equilibri politici precari

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Scioglimento anticipato per il Comune di Casandrino  per il quale e’ stato nominato Commissario Prefettizio il  viceprefetto Giovanni Lucchese in servizio presso la Prefettura di Napoli.

Giovanni Lucchese e’ stato chiamato a provvedere alla  provvisoria amministrazione dell’ente fino alle prossime elezioni.

Il Consiglio Comunale di Casandrino e’ stato sciolto in seguito alle dimissioni di nove Consiglieri su sedici , i quali hanno in tal modo sfiduciato il Sindaco Salvatore Volpe eletto il 10 giugno 2018  sostenuto dalla  lista civica ” Casandrino Democratica”.

Un anno e mezzo di governo, dunque, ed anche Casandrino si e’ andato a collocare tra i 16 Comuni della Campania senza Sindaco. Al momento sono commissariati per motivi politici o decessi dei Primi Cittadini i seguenti Comuni: Marcianise, Trentola, Grazzanise, Alife,  in provincia di Caserta; Luogosano e Quadrelle in provincia di Avellino; Foiano di Val Fortore in provincia di Benevento; Angri nel Salernitano; Lacco Ameno, Sant’Sant’Antimo, Casavatore, Casandrino e Caivano in provincia di Napoli

A questi Comuni bisogna aggiungere quelli che sono stati sciolti per le infiltrazioni camorristiche all’interno dell’amministrazione : si pensi a San Gennaro Vesuviano, Calvizzano e Arzano in provincia di Napoli e Orta di Atella in provincia di Caserta.

Va detto che, dal 2010, in Campania, ben 259 sono stati i Comuni sciolti per motivi politici ed altro, e ben 24 le amministrazioni  che hanno  subito la mannaia della Prefettura per infiltrazioni camorristiche.

Un triste primato, dunque, per la Campania che ottiene il primo posto nella classifica stilata dalla Fondazione Openpolis sul numero  di scioglimenti anticipati di Consigli comunali, avvenuti sia per infiltrazione criminale che per motivazioni politico – amministrative, decessi o impedimenti.

Per quale ragione tutto cio?

Indubbiamente, al di la’ delle motivazioni alla base di ciascuno scioglimento, resta il fatto che in Campania- e soprattutto in provincia di Napoli e in provincia di Caserta- l’amministrazione e la gestione dei Comuni si fonda su equilibri politici precari e ballerini.

La statistica regionale e nazionale sui commissariamenti, sorvolando sulla differenza tra Nord e Sud, è una spia che la politica dovrebbe tenere in conto eppure spesso sottovalutata o non affrontata. Un evento traumatico come lo scioglimento di un Consiglio comunale è spesso il segnale della mancanza di una classe dirigente degna, di proposte politiche costruttive e, nei casi peggiori, di trasparenza ed onestà di chi amministra, che si fa portavoce istituzionale per la malavita

Il fatto che i dati della Campania siano superiori al totale (198) non deve sorprendere perché inglobano anche quelle realtà che nel corso di questi anni  sono state piu’ volte sciolte dalla Prefettura.

A colpire è l’incidenza dei casi (il 77%) tra le province di Napoli e Caserta dove ci sono stati Consigli comunali sciolti persino per 4 volte negli ultimi nove anni (San Felice a Cancello, Trentola Ducenta, Arzano, Grumo Nevano, Quarto). Con l’eccezione di Grumo Nevano (commissariato in 3 occasioni per dimissioni dei consiglieri e in una per dimissioni del sindaco), tutti questi comuni sono stati sciolti almeno una volta per mafia dal 2010.

Nel Napoletano e nel Casertano, rilevano gli osservatori di Openpolis, si concentrano i casi più critici. “Estendendo l’analisi ai 52 comuni campani sciolti 2 o 3 volte dal 2010 – si legge 22 appartengono alla città metropolitana di Napoli e 17 alla provincia di Caserta. Solo altri 13 si trovano nelle altre province della Campania. Un dato che indica la forte ricorrenza territoriale del fenomeno, ma anche quanto sia necessario porre un’attenzione particolare ai comuni che sono stati sciolti diverse volte nell’ultimo decennio”.

L’unica Regione  che supera  la Campania per numero di interventi del Ministero dell’Interno in amministrazioni colluse con la criminalita’ organizzata  è la Sicilia che in dieci anni ha avuto 29 scioglimenti.

Da notare che al secondo posto svetta la Lombardia con ben 237 scioglimenti anticipati dei quali solo uno per infiltrazione camorristica.

A seguire la Calabria, la Puglia e il Piemonte. In Val d’Aosta si registra una sola fine anticipata di consiliatura verificatasi nove anni fa e per ragioni politiche.

Tornando al dato nazionale, in Italia tra il 2017 ed il 2019 sono stati sciolti, al 25 novembre, 463 comuni – di cui 58 per infiltrazioni della criminalità organizzata. A questi si aggiungono 2 aziende sanitarie, anch’esse sciolte per infiltrazioni mafiose; in tutto ci sono 107 Municipi gestiti da commissari prefettizi dei quali il 37% perché ‘infiltrati’.

La Regione con più commissariamenti in corso è la Calabria, ma è in generale il Sud a ‘dominare’ la classifica: oltre la metà dei casi riguarda il Mezzogiorno, dove è pure più alta (oltre il 50%) l’incidenza dei casi di mafia nell’istituzione locale.

 

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