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Caiazzo. Nuovo anno: auguri ‘velenosi’ ‘rispediti al mittente’, sindaco ‘con delirio di onnipotenza’?!

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Parte dalla “nota stonatissima” tuttora campeggiante in piazza ex Verdi, ma spazia ben oltre, il piccato intervento con il quale lo scrittore caiatino Nicola Santacroce ribatte da par suo al sindaco che avrebbe “sputato veleno” addirittura durante la festa augurale di fine anno presso la sede della Pro Loco, ubicata proprio in piazza ex Verdi:

LETTERA APERTA AL SINDACO DI CAIAZZO

Egregio signor Sindaco, “noi veniamo con questa mia addirvi” che il suo intervento tenuto la sera del 30 dicembre nella sede della Pro Loco ha sconcertato i presenti perché quello che doveva essere un semplice augurio di Buon Anno ha invece avvelenato la serata.

Ha dimostrato di essere affetto da delirio di onnipotenza.

Anche se non ha esplicitato il mio nome, le esacerbate parole erano dirette tutte al sottoscritto essendo l’unico “uomo di cultura che non ha rispetto per la sua carica istituzionale“, perché Sindaco a prescindere, per usare le sue stesse parole.

Per quanto mi riguarda, come pochi caiatini, ritengo di essermi rivolto a lei sempre con il “voi” o con il “lei”, come in questo caso, a dimostrazione della mia educazione.

Quanto alle istituzioni, ho sempre avuto rispetto, non fosse altro che per aver servito lo Stato per ben 36 anni, però non sempre per chi le ha rappresentate e per chi tuttora le rappresenta.

Il delirio dell’onnipotenza l’ha dimostrato in altre occasioni.

Per il semplice cambio del nome della “piazza Giuseppe Verdi” in “piazza Santo Stefano“, fece affiggere in detta piazza l’epigrafe che ricordasse alla posterità il suo nome, come autore di tanta iniziativa.

Ha dimenticato altre due epigrafi che avrebbero dovuto portare il suo nome: una sui marciapiedi e l’altra sul parcheggio multipiano: entrambi costituiscono la vergogna di  Caiazzo.

I marciapiedi resistevano da oltre 100 anni, come dimostra il repertorio fotografico di fine Ottocento di Eugenio Buono e le delibere di Consiglio e di Giunta che ho avuto modo di consultare a più riprese; il parcheggio multipiano invece costituisce un obbrobrio in faccia al centro storico.

Per quest’ultimo bastava interpellare la cittadinanza e le associazioni che le avrebbero fornito di certo una soluzione alternativa.

Le ricordo che Caiazzo nella sua lunga storia amministrativa, sia comunale che provinciale, ha annoverato uomini di elevata cultura: Giuseppe Covelli, Luigi Mazziotti, Pietro Maturi, Bernardino Bolognese, Stefano Bolognese e Loreto Severino, solo alcuni nomi tra i più importanti, per quello che hanno realizzato da Sindaci e alcuni da Consiglieri provinciali.

Ebbene non c’é stata una sola di queste personalità che avesse mai pensato di immortalare il suo nome su un pezzo di marmo!

I loro nomi e le loro iniziative, tutte rivolte al bene del nostro Comune, sono rimaste ignorate fino a quando non le ho estratte dalle carte ingiallite e polverose rendendole poi note con le mie ricerche.

Quando morì Loreto Severino (avevo allora 21 anni) sia gli amministratori di maggioranza che di minoranza concordemente espressero il desiderio alla famiglia di intestargli una strada; il figlio, molto più modestamente, rifiutò. Correva l’anno 1969.

Immodestia per immodestia, a questo punto mi sento di dirle che anche io mi ritengo di essere una “istituzione” a Caiazzo perché nessuno meglio di me ne conosce la sua storia.

Lei che in pubblico mi ha riconosciuto essere “uomo di cultura”, espressione mai vantata da me perché cosciente dei miei limiti culturali, non mi ha mai preso in considerazione per le iniziative che andavano a stravolgere il nostro passato.  

Le assicuro che la cosa non mi ha mai offeso, ma l’ho valutata come un mancata considerazione verso la nostra tradizione e la nostra identità.

Dopo questa premessa resto ancora a chiedermi in che cosa avrei mancato verso la sua “figura istituzionale” da farla tanto irritare.

Se poi si dovesse riferire a quella opposizione che portava anche la mia firma le ricordo due cose: primo fu lei a togliermi il saluto subito dopo averla ricevuta, facendolo, anche in maniera plateale, in due occasioni (stringendo la mano a testa bassa solo alla persona che mi era vicina); secondo le rammento che la critica é l’essenza della democrazia.

Se poi si riferisce anche al fatto che non le ho mai fatto gli auguri per le sue rielezioni, con tutta sincerità le dico che non me la sono mai più sentita, perché lei tradì molte mie e altrui aspettative fin dalla sua prima elezione alla quale partecipai votandola e facendola votare con assoluta convinzione.

Il Presidente della Repubblica nel messaggio alla Nazione di fine anno ha invitato gli Italiani a protestare contro gli amministratori.

Questa é la differenza che passa tra un uomo di Governo e un sindaco privo di cultura politica.

Mi é sembrato di capire che i suoi sforzi tendono a creare intorno alla sua figura quel timore riverenziale tipico di tempi assai distanti dalla nostra attualità.

Se così fosse, la invito a stare con i piedi per terra e a rendersi conto che i tempi sono cambiati grazie a tante lotte che si sono succedute nella storia d’Italia.

Nel leggere questa lettera, conoscendola bene, forse lei avrà l’ardire di replicare che quelle sue parole non erano rivolte a me.

Se così fosse, abbia il coraggio di fare il nome di quella “persona di cultura” perché, qualora non fossi io, con piacere e con l’umiltà che mi ha sempre contraddistinto, le chiederò scusa.

Non ho altro da dirle, le ricordo solo che i sindaci passano ma gli uomini restano.

Di Vostra Signoria Illustrissima Nicola Santacroce

(Lettera Aperta – Archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web© Diritti riservati all’autore)
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