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Caiazzo. ‘Mal gliene incolse’ al sindaco Giaquinto, contestato alla presentazione del libro di Nicola Sorbo?

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Riportiamo testualmente, come ricevuta, una nota letta alla “Feltrinelli” in occasione della presentazione del libro di Nicola Sorbo sulla strage di Caiazzo cui ha presenziato il successore, attuale sindaco, Stefano Giaquinto. 

Prende spunto dalla decisione della Giunta comunale di una dedica in memoria di un vescovo che all’epoca dell’eccidio non si mostrò degno.
Come si vede non sempre la Chiesa si è ben distinta in occasioni come queste.

Nell’ambito della rassegna su “Cittadinanza e democrazia” a cura della rete “Le Piazze del Sapere”,martedì 25 giugno 2019, presso la libreria “Feltrinelli” di Caserta, è stato presentato il  il nuovo libro “Tra memoria e oblio. L’eccidio di Caiazzo, di Nicola Sorbo, Edizioni “2000Diciasette”.

Oltre quelli dell’autore (già sindaco di Caiazzo) vi sono stati i saluti di Stefano Giaquinto, attuale sindaco di Caiazzo, e dell’editrice Maria Pia Selvaggio; con interventi e testimonianze dello storico Gianni Cerchia (Università del Molise) e di Giuseppe Capobianco Junior che nel 1994 accompagnò l’omonimo nonno insieme ad altri testimoni dell’Associazione Storica del Caiatino al processo di Coblenza contro il “boia” Emden.

Come emerso dal dibattito, il volume di Sorbo ha due grossi meriti: da un lato quello di aver ricostruito in modo dettagliato uno degli episodi più cruenti della storia del nostro Paese durante l’occupazione nazista del sud ed il processo che portò a fare giustizia, con la condanna degli autori della strage contro vittime civili ed innocenti.

Dall’altro ha ridato dignità a un pezzo importante della nostra memoria storica, cioè la resistenza, che vide protagonisti anche nel Sud e in Terra di Lavoro tanti episodi importanti, che per lungo tempo erano stati dimenticati e tenuti nell’oblio.

Per la sua dettagliata documentazione storica (corredata anche di belle foto) l’autore si è mosso sulla scia di altre opere che in precedenza avevano ricostruito quel pezzo di storia, come quelle fondamentali che ci hanno consegnato gli studi e le ricerche di Corrado Graziadei e di Peppino Capobanco, di Guido D’Agostino e Gianni Cerchia (Terra bruciata) fino alla più recente narrazione del giudice Paolo Albano, protagonista del processo che portò alla definitiva condanna del “boia” Emden, esecutore della strage di Carmignano.

Alla luce di questi documenti, ha destato stupore e sconcerto una recente delibera adottata dalla Giunta di Caiazzo che ha deciso di dedicare alla memoria del vescovo dell’epoca Nicola Maria Di Girolamo una strada vicina alla cattedrale, nel centro storico della città.

Le motivazioni a base di questa decisione sono discutibili per molti versi e fanno riaprire alcune ferite.

Infatti, come si legge a pagina 25 dello studio di Peppino Capobianco sulla “giustizia negata”, in occasione della strage il suddetto vescovo rimase a guardare, non assunse nessuna iniziativa “per seppellire le vittime”.

Anzi, in un altro importante libro del 2014 “Guerra e Shoà – Frammenti di memoria”, l’autore Fulvio Canetti è arrivato a sostenere una tesi molto pesante in merito alla strage di Caiazzo, che riportiamo per intero;

“L’ostruzionismo verso le vittime da parte dei benpensanti caiatini fu manifesto fin dall’inizio.

Il Vescovo di Caiazzo, monsignor Di Girolamo, pur essendo informato della strage, lasciò insepolti i corpi degli uccisi per tre giorni consecutivi, venendo meno ai suoi stessi obblighi religiosi.

La lapide, per il rifiuto di amministrazioni comunali reazionarie, non venne sistemata nel cimitero solo che in un secondo momento.

Questa volontà politica di ignorare il massacro nella masseria Albanese sul Monte Carmignano ha contribuito a far scendere il silenzio sulla storia e a cancellarne il ricordo”.

Per fortuna, all’epoca ci fu la testimonianza di un coraggioso cronista di guerra americano William Stoneman, a cui si collegarono in seguito le ricerche rivelatrici di Joseph Agnone e Peppino Capobianco.

Alla luce di questi documenti e di questa ricostruzione viene da chiedersi sulla base di quale ratio storica l’attuale maggioranza del Comune di Caiazzo ha adottato in data 12 giugno 2019 una delibera che ci riporta agli anni più bui della nostra storia, premia un personaggio di cultura reazionaria, che si mostrò indegno di fronte a fatti di tale crudeltà e in seguito fu protagonista anche di altri episodi come quelli della rivolta del 1945 con l’assalto e l’incendio della sezione del Partito Comunista Italiano, proprio a Caiazzo.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

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