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Ruviano. ‘Combattenti e Reduci’: viaggio nella storia ‘ritrovata’ dal reduce Petrazzuoli, classe 1922

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É proprio vero che le sorprese e le emozioni non finiscono mai. Nella ricorrenza di sant’Antonio, giovedì 13 giugno 2019. abbiamo intervistato il giovanotto Antonio Petrazzuoli, classe 1922.

Nessuno finora si era ricordato di lui e della sua storia, oggi grazie all’impegno, alla tenacia, alla dedizione e alla volontà dei due valorosi soci Michele Faraone e Pasquale De Filippo di Alvignanello, frazione di Ruviano, lo abbiamo iscritto e ascoltato con stupore, con una nuova emozione perché contemporaneamente anch’egli era visibilmente felice di questa inaspettata e tardiva visita.

Nel 1942 aveva appena vent’anni, si trovava da circa un anno a Ventimiglia in Fanteria e verso la fine dell’anno fu destinato, insieme al suo battaglione, alla campagna di Russia.

I mezzi di trasporto che avevano a disposizione erano cavalli, carretti, treni ma soprattutto le proprie gambe e durissime scarpe di legno.

Da ottobre a maggio sempre e solo di neve alta era il paesaggio, faceva parte del 3° Battaglione, quindi era più nelle retrovie, mentre il 1° e il 2° era già in prima linea.

Ricorda ancora che i contadini erano ospitali, generosi e accoglienti. Come testualmente ci ha detto: “erano come noi”. Ricorda i biscotti al miele che gli offrivano spesso.

É passato lungo il fiume Don, ricorda ancora alcune frasi che i contadini russi, esortandoli alla salvezza, pronunziavano “давай быстро“ che si pronuncia davay bystro cioè vai avanti rapidamente.

Per il resto si capivano a gesti, non conoscendo la lingua.

Una notte mentre dormiva in una specie di pagliaio, dopo la caduta di una bomba si ritrovò insieme ad altri quasi sepolto dalla terra, giunse poi fino a NIKOLAJEVKA dove di lì a poco iniziò un altro lungo cammino di ritirata.

Le uniche cose che avevano per far passare il tempo e pensare ad altro erano le sigarette, che all’epoca per la scarsezza dei rifornimenti erano di tabacco scadente e di odore puzzolente.

Di notte fumavano di nascosto perché il rossore della cenere poteva essere un segnale per i cecchini russi.

Alla mia domanda: “che sensazione avete provato?”, spiazzante la risposta, con un sorriso ironico: “era come si sente uno che corre appresso all’altro!”.

Miracolosamente tornato in Italia, a Milano, davanti al Duomo consegnò le armi insieme a tutti gli altri commilitoni, il loro Capitano disse: ”tornate a casa, toglietevi gli abiti militari, si salvi chi può!”

Pur stando in Italia il viaggio non fu semplice, doveva spesso nascondersi dalle rappresaglie delle truppe tedesche in ritirata, fare lunghi percorsi a piedi, il Paese era devastato dalla Guerra, trovare un po’ di cibo non fu impresa facile, ma comunque riuscì anche a prendere un treno fino alle porte di Roma.

Dopo altri cinque giorni interminabili a piedi, riuscì a prendere un treno e a giungere nelle zone di Capua da dove, sempre a piedi, arrivò a Ruviano, località Spinosa, per poter riabbracciare i suoi genitori che oramai, non avendo più notizie, avevano quasi perso le speranze di rivederlo, come purtroppo accadde per molti altri italiani.

Signor Antonio cosa volete dire come commento alla vostra esperienza di quegli anni?” risposta: “Credetemi, ringrazio Iddio di essere ancora qua!”.

Negli anni duri della ripresa ha lavorato i campi duramente, ha sposato la donna che aveva intravisto prima della sua partenza per la guerra, ma, come lui stesso ci ha raccontato, volle andare a presentarsi a casa solo dopo il suo ritorno.

All’epoca per poter andare ad una festa, per poter divertirsi un po’ dopo il duro lavoro, bisognava andare a piedi e con un sorriso, pieno di umiltà e serenità ci ha raccontato di essere arrivato fino a Guardia Sanframondi, cioè 40 chilometri di sola andata.

Subì anche un grave incidente con il trattore: rovesciandosi, rimase incastrato a causa del volante che gli schiacciava il petto e gli bloccava le braccia, fu salvo per miracolo, ma non si è mai arreso, lo abbiamo trovato sorridente, sereno, gode di ottima salute, non fa uso di occhiali né di protesi acustiche.

Indescrivibile la sua educazione, alla vista della bandiera si è alzato in piedi, dopo aver firmato il modulo di iscrizione ha mostrato con orgoglio la tessera, mettendosi in posa, proprio come una star della TV e sempre con il sorriso.

Gli abbiamo fatto dono del foulard dell’associazione e lo abbiamo informato delle cerimonie dove lui potrebbe partecipare, di nuovo abbiamo udito una spiazzante risposta: “se mia figlia mi ci porta sarò sempre presente, siete arrivati tardi ma sono felice, mannaggia la vecchiaia! Dovevo conoscervi prima”.

Descrivere le emozioni di oggi è umanamente difficile, nessuno dei presenti aveva voglia di andare via, eppure erano già passate due ore, il nonnino Antonio ci ha accompagnato fino a fuori casa e non smetteva di ringraziare e salutare; tanto meno noi: era come ritrovare un amico dopo 97 anni e non volersene più allontanare.

Ricorderò per sempre i suoi occhi pieni di soddisfazione e gratitudine.

Caro Antonio Petrazzuoli siamo noi che ti dobbiamo ringraziare, siamo noi che dobbiamo portare ai giovani la tua testimonianza, oggi ci hai fatto conoscere un pezzo della nostra storia, del nostro passato, la storia e valori dei nostri padri, della nostra terra non solo della guerra.

La nostra missione, sia come cittadini, sia come soci di questa storica associazione, è quella di portare a tutti le storie come la tua, perché un Paese senza memoria del passato è un Paese senza futuro.

Oggi molti, soprattutto i giovani, non conoscono la fame, il sacrificio, la modestia, la paura della guerra, il duro lavoro, l’appagamento, il rispetto per le istituzioni, non conoscono il dialogo, il convivere civile, vogliono o vogliamo sempre di più.

Tu oggi ci hai dato una grande lezione d’amore per la vita e per il prossimo, di educazione, umiltà, felicità con piccoli gesti, serenità.

Onore e rispetto ai giovani come te.

Un grazie particolare alla figlia Claudia per averci concesso la visita e per gli impegni futuri, grazie al dottor Vincenzo Barbato, appassionato di storia e cultura russa venuto da Roma per l’occasione, al sindaco Roberto Cusano, al vice Sindaco Antonio Cusano, ma un encomio speciale all’amico, consigliere comunale, delegato ANCR per Ruviano e Alvignanello, Pasquale De Filippo, e al cerimoniere della stessa ANCR, signor Michele Faraone: senza la loro ricerca oggi avremmo perso l’appuntamento con la Storia.

(Enrico D’Agostino – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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