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Corpo Forestale: legittimo il transito nell’Arma dei carabinieri: ‘parola’ della Corte Costituzionale

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Martedì 16 aprile. riunita in camera di consiglio per discutere le questioni sollevate da tre Tribunali amministrativi regionali (Abruzzo, Veneto, Molise) sulla legittimità della riforma che nel 2016 ha soppresso il Corpo forestale dello Stato, la Corte Costituzionale ha sancto che è legittimo il suo assorbimento nell’Arma dei Carabinieri.

Come si evince da un comunicato dell’ufficio stampa della Consulta, infatti, la Corte ha ritenuto dunque che sia la legge delega sia il decreto delegato non presentano vizi di costituzionalità in quanto le relative scelte  sono “il frutto di un bilanciamento non irragionevole tra le esigenze di riorganizzazione dei servizi di tutela forestale e quelle di  salvaguardia delle posizioni del personale forestale”.

La Corte ha ritenuto che sia la legge delega sia il decreto  delegato non presentano vizi di costituzionalità in quanto le  relative scelte sono “il frutto di un bilanciamento non  irragionevole tra le esigenze di riorganizzazione dei servizi di  tutela forestale e quelle di salvaguardia delle posizioni del  personale forestale”.

Una tesi analoga a quella sostenuta  nell’udienza pubblica davanti alla Consulta dall’Avvocatura  dello Stato che, in rappresentanza della presidenza del  Consiglio dei ministri, aveva chiesto di rigettare le questioni sollevate dai Tar di Abruzzo, Molise e Veneto perché nella  riforma sono stati correttamente bilanciati tutti gli interessi  costituzionali in gioco, compresa la tutela del lavoro.

Ai tre tribunali si erano rivolti alcuni appartenenti al  Corpo Forestale che volevano restare nel comparto sicurezza, ma  non diventare militari, e dunque assumere uno status che avrebbe avuto anche conseguenze sui loro diritti civili: perché un militare non può, per esempio, scioperare e subisce una compressione della libertà di associazione e di esercizio  dell’attività politica.

Concetti su cui hanno insistito davanti  alla Corte costituzionale gli avvocati Egidio Lizza, Vittorio  Angiolini e Emanuela Mazzola.

Per gli appartenenti alla Forestale “non c’è stata una vera libertà di scelta”, hanno  sostenuto: troppo pochi i posti disponibili nelle altre  amministrazioni (600, meno del 10% del personale), con il  rischio di finire, in caso di non accettazione della domanda, in  mobilità.

L’articolo 97 della Costituzione impone allo Stato di  organizzare la pubblica amministrazione in modo di assicurane il  buon andamento.

E la confluenza della Forestale nei carabinieri  realizza questo principio” hanno replicato gli avvocati dello Stato Leonello Mariani e Gesualdo D’Elia, che hanno parlato di una “buona riforma” e spiegato che la scelta è ricaduta  sull’Arma perché ha funzioni e distribuzione territoriale più  simili a quelle della Forestale.

I diritti dei lavoratori,  secondo la loro tesi, non sono stati compressi: “la  militarizzazione poteva essere evitata chiedendo il transito  nelle altre amministrazioni” e comunque “diritto al lavoro non  significa diritto alla conservazione di un determinato posto di  lavoro”, altrimenti sarebbe impossibile procedere a qualsiasi  riorganizzazione.

(Fonte: ANSA – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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