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Campania. Allerta ambientale: entro il 2100 l’innalzamento del Mediterraneo potrebbe sommergere le aree costiere

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Ridurre le emissioni di gas serra? Si! Puntare su migliori e più efficaci politiche del territorio? Certamente! Varare misure di legge che limitino, in maniera veramente efficace e tangibile, il grave disseto idrogeologico mondiale ed italiano, in particolare? Doppio Si!

Tutto questo, però, potrebbe non bastare ad impedire che ampie zone rivierasche, specialmente quelle costiere della nostra amata Penisola, possano ritrovarsi sommerse, entro il 2100, dalle acque del mare che la bagna.

L’allarme è dell’Enea, che, nel corso di un convegno su “Pericolo Mediterraneo per l’economia del mare”(ha avuto luogo, qualche giorno addietro, in Roma), organizzato, di concerto, con la “Confcommercio”, ha dato il non certo confortante annuncio.

Come poc’anzi evidenziato, stando alle risultanze di uno studio interno, condotto e portato a conclusione da un pool di esperti e studiosi in forza e no all’Agenzia per lo sviluppo di nuove tecnologie nel campo dell’energia e dello sviluppo economico e sostenibile, l’ENEA, appunto, entro la fine di questo secolo, ampie fasce geografiche della nostra Italia, per una superficie totale di circa 6.000 mq, potrebbero ritrovarsi sott’acqua.

A quanto emerso dal simposio romano (frequentato da diversi professionisti e studiosi italiani della materia e servito anche per la presentazione del nuovo modello climatico per previsioni meteorologiche a breve termine, sempre più dettagliate e precise, messo a punto dagli esperti della struttura organizzante), quì, la quantità di gas serra in circolazione, di pari al non certo roseo contesto in cui “naviga” il settore idrogeologico del Bel Paese, assumono caratteristiche e connotati decisamente secondari rispetto al paventato innalzamento del cosiddetto “Mare Nostrum”.

Queste problematiche, infatti, pur costituendo un forte, sentito ed incalzante dilemma per il mondo intero, sembrano costituire un’emergenza decisamente marginale rispetto a quella rappresentata “dall’innalzamento del Mediterraneo”, con gravissimo impatto sulle attività turistico-balneari e marittimo-portuali nazionali, è una sicura ed immediata questione e, come tale, va vista ed affrontata.

Oltre ai primi, per il cui repentino evolversi lo status attuale della situazione consiglia, comunque, di non abbassare la guardia, si ha estrema necessità, quindi, di interventi tempestivi per la salvaguardia dei territori costieri e della blue economy”.

Solo se si preferiscono vie e canali onde rintuzzare per tempo il fenomeno in atto, è possibile salvaguardare l’integrità dei porti e delle spiagge di casa nostra ed anche l’ingente indotto economico, turistico e commerciale che vi orbita attorno.

Nello specifico elenco, per il cui dettaglio rimandiamo i nostri cortesi lettori al sto web dell’Enea, figurano anche alcune aree costiere campane, nella fattispecie, quelle ad immediato ridosso del delta del fiume Volturno, in Comune di Castelvolturno (Caserta), e di quello del fiume Sele e di tutta la cosiddetta “Piana del Sele”, nel Salernitano.

(Daniele Palazzo – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

 

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