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Attualità

Napoli. ‘Faida di Secondigliano’: doppio ergastolo annullato ai fratelli Abbinante: cruciale l’arringa dell’avvocato Vannetiello

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Per il duplice omicidio Montanino-Salierno, avvenuto il 28 ottobre 2004, episodio che determinò la frattura nel potentissimo clan Di Lauro con la creazione di un gruppo autonomo, cosiddetto degli “scissionisti”, la Corte di assise di Napoli – IV sezione penale, presieduta dal dottor Provitera, a latere la dottoressa Maria Armonia De Rosa -, il 9 marzo 2017 aveva inflitto ben dodici ergastoli.

Le prove erano rappresentate dalle dichiarazioni offerte da ben 18 collaboratori di giustizia che, a vario titolo, avevano riferito ai pubblici ministeri della direzione antimafia di Napoli le circostanze che avevano determinato la scissione e quelle attinenti alla deliberazione nonché alla esecuzione del duplice delitto di Montanino Fulvio  e di suo zio Salierno Claudio,  ove il primo era ritenuto il principale killer del clan Di Lauro.

Il primo grado di giudizio si caratterizzò anche per la confessione di sei imputati,  cui se ne sono aggiunti altrettanti sei alla prima udienza del processo di secondo grado, per un totale di ben dodici rei confessi.

Gli unici a decidere di non confessare, pur consapevoli che il quadro accusatorio si sarebbe potuto ulteriormente aggravare con l’esame del neo pentito Gennaro Notturno, sono stati i fratelli Guido e Antonio Abbinante, scelta che, solo poi, si è rivelata vincente.

Infatti, successivamente alla scelta di affrontare in pieno il processo, è emerso che gli approfonditi atti di appello a firma degli avvocati Dario Vannetiello e Romolo Vignola per Abbinante Guido, e quelli redatti dagli avvocati Giovanni Esposito Fariello e Carmela Esposito per Abbinate Antonio, hanno avuto, sia per ragioni giuridiche che di merito,  addirittura il pregio di convincere il Procuratore Generale.

Infatti, l’autorevole rappresentante dell’accusa, dottor Cilenti, all’esito dello studio degli scritti difensivi offerti dalla difesa dei fratelli Abbinante, ha  invocato l’annullamento della precedente condanna all’ergastolo inflitta ai germani Abbinante, circostanza questa che si registra in rarissimi casi nelle aule giudiziarie.

A seguire si sono succedute le arringhe dei numerosissimi difensori degli imputati, conclusesi in data 16 maggio 2018 con l’arringa dell’avvocato Dario Vannetiello che ha visto impegnata  la Corte per circa due ore ove, all’esito, il penalista ha provveduto a depositare anche  un’articolata memoria difensiva, finalizzata anche a neutralizzare le recenti accuse mosse dal recente pentito Notturno.

Nei due giorni successivi la Corte ha avuto la possibilità di meditare in merito ad un verdetto tutt’altro che scontato, atteso sia la complessità del procedimento, sia il numero elevato di dichiarazioni rese nel corso del tempo, processo  reso ancora più intricato dalle recentissime dichiarazioni rese in aula il giorno 9 maggio 2018 da Gennaro Notturno.

L’attesa è terminata venerdì 18 maggio, poco prima di mezzogiorno, quando la Corte di assise ha annullato la sentenza di condanna all’ergastolo nei confronti di Abbinante Guido ed Antonio, mentre con la esclusione di due aggravanti contestate, ha condannato ad anni trenta di reclusione  nove dei dodici coimputati che avevano confessato (Abete Arcangelo, Della Corte Antonio, Marino Angelo, Marino Gennaro, Mauriello Ciro, Notturno Enzo, Pagano Carmen, Pagano Cesare), ritenendoli meritevoli delle attenuanti generiche.

Differente trattamento è stato riservato a Barone Francesco, Calzone Rito e Manganiello Roberto (difesi dagli avvocati Michele Cerabona, Luigi Senese e Carlo Ercolino) in quanto, nei loro confronti, le attenuanti generiche sono state ritenute pure prevalenti sulle residue aggravanti ritenute sussistenti, con l’effetto che la condanna è stata pari ad anni 21 di reclusione.

Nel collegio difensivo sono stati impegnati anche gli avvocati Edoardo Cardillo, Saverio Senese,  Giuseppe Ricciulli, Maria Grazia Padula, Mimmo Dello Iacono, Emilio Martino, Luigi Ferro, Luigi Gargiulo.

Oggetto del processo era anche il tentativo di omicidio di Buono Vittorio, posto in essere dal clan Di Lauro quale reazione all’agguato subito dai Di Lauro e avvenuto tre giorni dopo il duplice omicidio in cui persero la vita Montanino e Salierno,  vicenda per la quale vi è stata conferma della penale responsabilità di  Emolo Ferdinando, il quale, difeso dall’avvocato Vittorio Giaquinto, ha ottenuto la riduzione della pena da anni quattordici ad anni undici e mesi sei di reclusione.

Infine, al neo pentito Notturno Gennaro è stata riconosciuta l’attenuante per la collaborazione ed è stato condannato ad anni diciotto di reclusione.

La Corte di assise di appello ha riservato giorni settanta per il deposito della motivazione della sentenza, decisione  afferente ad una vicenda che ha innescato una faida che ha provocato circa cinquanta morti e che pare non sia ancora terminata.

Infine, va rilevato che  l’attuale successo ottenuto da Abbinante Guido segue  di pochi mesi quello di pari importanza ottenuto dal boss scissionista e dai suoi gregari con la decisione assunta dalla Suprema Corte di Cassazione – V sezione penale – la quale, sempre  in accoglimento del sapiente lavoro difensivo svolto nell’interesse del boss – anche in quella occasione assistito dagli avvocati Vannetiello e Vignola – annullò altra sentenza di condanna all’ergastolo, relativa all’omicidio di Moccia Giovanni.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

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