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Caiazzo. Comune, mensa scolastica: reclama i danni la ditta esclusa, e Pantalone paga!

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e io pago15x10-totò-11mensa-scarafaggi-1-annonuovo-11-466x315Bastava la saggezza degli antichi adagi per presagire le conseguenze dei “difetti” lamentati dopo i “confetti”,

fuor di metafora la lite giudiziaria cui sarebbe andato incontro il Comune dopo l’espulsione della ditta aggiudicataria del servizio di mensa scolastica per circostanze, non solo a nostro modesto parere, difficilmente ascrivibili, se provate, alla stessa.

Ed ora, mentre sta per iniziare un nuovo anno scolastico che si prospetta nebuloso non solo per il prosieguo di tale servizio, puntualmente scoppia il bubbone atteso che il Comune deve conferire un nuovo incarico legale, ovviamente oneroso per i contribuenti, in seguito alla notifica, il 28 luglio, della citazione (non certo l’unica, come contiamo di divulgare a stretto giro) finalizzata al risarcimento dei danni ingiustamente subiti dalla ditta espulsa “per scarrafone” secondo lo studio legale “Pedicini” di Benevento, individuato dall’azienda casertana per difendere i propri interessi nell’udienza già fissata per il 16 dicembre dal giudice monocratico Ida D’Onofrio.

Con l’articolato esposto il legale sannita sostiene in particolare che il comune di Caiazzo si sarebbe svincolato illegittimamente dal rapporto di appalto poiché la sua cliente non risultava gravemente ed essenzialmente inadempiente ma, piuttosto, il Comune di Caiazzo avrebbe danneggiato l’attrice, a titolo contrattuale ed extracontrattuale.

Questo perché, ricordiamo, il primo settembre 2015 il Comune di Caiazzo aveva affidato alla ditta “Antevorta” S.c.s. da San Prisco il servizio di preparazione e somministrazione dei pasti agli alunni delle scuole dell’Infanzia e primarie interessate al tempo pieno per l’anno scolastico 2015-2016 ma poi il 14 gennaio, sulla base di presunte, reiterate criticità lamentate nella gestione del servizio de quo e in particolare al rinvenimento di uno scarafaggio in una pietanza destinata a uno scolaro, con propria ordinanza, il sindaco Tommaso Sgueglia dispose la sospensione del servizio per dieci giorni, cioè fino al 23 gennaio mentre l’esecutivo presieduto dallo stesso sindaco, sempre sulla base del malcontento popolare, decise di chiedere un parere “pro veritate”  al noto avvocato amministrativista Pasquale Marotta, di fiducia dell’ente e originario di Caiazzo, circa i possibili adempimenti da adottare in ordine alle citate problematiche.

Sulla base di tale parere, acquisito il 21 gennaio, esaminata e valutata quella che -a suo avviso- rappresentava una grave condotta posta in essere dalla ditta affidataria, l’esecutivo ritenne di avviare l’iter di revoca dell’affidamento e per conseguenza il responsabile del servizio, Renzo Mastroianni, con proprio provvedimento scaturito dall’atto di indirizzo di Giunta, diede avvio al procedimento di revoca dell’affidamento del servizio, stabilendo che la ditta potesse presentare controdeduzioni entro dieci giorni dalla ricezione del provvedimento e che il provvedimento finale fosse adottato entro trenta giorni dall’avvenuta comunicazione di avvio del provvedimento.

Entro i termini stabiliti dal citato procedimento di revoca la società presentò le proprie controdeduzioni, dalle quali pero, secondo lo stesso Mastroianni, che ebbe modo di esaminarle attentamente, non sarebbero emersi elementi tali da far ritenere destituita di fondamento, infondata o illegittima l’iniziale previsione di revoca dell’affidamento, sicché lo stesso Mastroianni provvide a revocare l’affidamento del servizio alla ditta in questione, nonché tutti gli atti connessi e conseguenziali.

Ora però la situazione è ribaltata e l’Ente, per cercare di evitare il peggio, cioè un risarcimento che si prospetterebbe ingentissimo, sarebbe intenzionato ad affidare allo stesso avvocato Marotta la propria difesa nell’udienza già fissata per il 16 dicembre per tutte le fasi successive del procedimento, che, in un caso o nell’altro, rischia di trascinarsi fino alla Cassazione.

E. in un caso o nell’altro, a pagare sarà sempre e comunque “Pantalone”, cioè, attraverso le casse comunali, l’incolpevole comunità contribuente.

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