Caiazzo. Noto pugile ‘stangato’ dal giudice che ordina il risarcimento degli ex soci
Rigettate tutte le richieste di risarcimento avanzate per via giudiziaria dal pugile professionista Sergio Romano nei confronti degli ex soci Francesco Carano e Stefania Brida con i quali aveva fondato nel 2008 l’associazione sportiva “Extrem Fitness Gym” per la conduzione di una palestra in località Cameralunga di Caiazzo, all’interno dell’azienda agrituristica “Le Campanelle” il cui titolare pure è stato citato in giudizio, ma senza sortire alcun effetto, dal consigliere comunale alvignanese di minoranza.
A stabilirlo il giudice unico del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Maria Carolina De Falco, che con sentenza emessa nelle scorse settimane, ha dato torto a Romano e dichiarato inammissibili le sue domande formulate nei confronti tanto dell’associazione “Extrem Fitness Gym”, nel frattempo estinta, quanto verso Carano, Brida e l’agriturismo “Le Campanelle”, dichiarandone il difetto di legittimazione attiva nel pretendere risarcimenti evidentemente non dovuti ed anche la legittimità passiva in capo all’azienda caiatina relativamente alla richiesta dello stesso boxeur di vedersi riconsegnati i beni custoditi all’interno della palestra. Nella stessa sentenza, il magistrato ha anche condannato Romano al pagamento delle spese di lite nei confronti di Brida per € 1.657,50 oltre Iva e oneri, di Carano per € 2.167,50 e dell’azienda agrituristica per analoga somma. La causa era stata intentata dall’esponente politico alvignanese dopo essere stato cacciato dagli ex soci dall’associazione sportiva di cui era segretario, per aver “senza autorizzazione ed esclusivamente per lucro personale – si legge in sentenza – concluso contratti per la vendita di prodotti integratori e bibite calde” e per essersi reso “protagonista di comportamenti non legittimi e violenti”, come da denuncia sporta presso la stazione dei Carabinieri di Caiazzo. A seguito di tanto, aveva chiesto la restituzione di alcune somme asserendo il Romano di aver anticipato diversi canoni per mensilità poi non godute e di aver pagato lavori di arredo dei servizi igienici, dell’impianto elettrico, con fattura recante una data ritenuta poi sospetta dal giudice, e di diversi utensili e apparecchiature senza fornire alcuna prova certa né dimostrando i suoi esborsi economici, come stabilito dalla sentenza che ha dato pienamente ragione a Carano, Brida e alla titolare dell’agriturismo, ai quali adesso Romano dovrà pagare le spese di giudizio per diverse migliaia di euro.
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