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Piedimonte Matese. Due morti sul lavoro per l’urgenza di non perdere soldi causa pastoie burocratiche?!

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tammaro-10x15-albino-1atzeri-10x15_antonio+11All’immane dolore si aggiungono ora riflessioni, considerazioni e soprattutto indagini

conseguenti alla morte “sul lavoro” dei due operai Albino Tammaro (nella foto a sinistra), 48enne di Gioia Sannitica, e Antonio Atzeri, 56enne di Casoria (nella foto a destra).

I due stavano eseguendo i lavori di ristrutturazione su un’impalcatura accanto alla chiesa di Santa Maria Maggiore, deddicata a San Marcellino, venerato protettore e patrono della città.
Alla iniziale incredulità sono subentrate approfondite indagini e verifiche da parte della magistratura inquirente.
Numerose, infatti, sarebbero le violazioni della norme di sicurezza accertate, in fase di indagini sull’impalcatura crollata davanti alla chiesa, dai carabinieri guidati dal maggiore Giovanni Falso, coordinati dal Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, Carlo Fucci, anche dopo aver sentito il terzo lavoratore presente al momento del crollo, un geometra dell’impresa locale che aveva concesso in noleggio il ponteggio e altri operai, scampato miracolosamente al peggio.
Tanto per cominciare, l’area interessata dal crollo è stata sottoposta a sequestro giudiziario.
Per quanto riguarda le cause dell’incidente, tra le ipotesi sondate c’è quella del forte vento.
I carabinieri avrebbero anche accertato che i due operai non indossavano né caschi protettivi né imbracature, sebbene tali strumenti, probabilmente, non li avrebbero comunque salvati, essendo caduti da un altezza di oltre 15 metri e travolti dalla stessa impalcatura che invece avrebbe dovuto sorreggerli.
Una morte, quella dei due lavoratori, che molti vorrebbero attribuire a mera fatalità sebbene da più parti non si comprenda come mai i due lavoratori non abbiano desistito dall’operare su un malfermo ponteggio in una giornata semi festiva e, peraltro, molto ventilata.
Secondo attendibile fonte, non solo i due, sarebbero stati indotto a farlo perché i lavori dovevano essere conclusi con urgenza, in vista della ormai prossima scadenza del 15 dicembre, termine entro il quale occorreva approvare e trasmettere alla Regione lo stato finale dei lavori, altrimenti il finanziamento sarebbe stato revocato.
L’appalto era stato indetto dalla diocesi Alife-Caiazzo alla quale, pare grazie all’interessamento particolare del deputato locale Carlo Sarro, la Regione aveva concesso un ingente finanziamento (pare oltre 15 milioni di euro, corrispettivi di circa 27 miliardi delle sempre più rimpiante lire, assegnati espressamente per riparare i danni provocati alle strutture ecclesiastiche dal terremoto che nel dicembre 2013 aveva flagellato l’intero comprensorio.
A causa delle immancabili pastoie burocratiche, però, il finanziamento alla diocesi sarebbe stato assicurato solo recentemente e, soprattutto, all’espressa condizione che i lavori fossero conclusi entro metà dicembre, termine improrogabile e “a pena di revoca del finanziamento” stesso.
Proprio per tale urgenza, quindi, i lavori sarebbero proseguiti con tla massima fretta (pessima consigliera) e probabilmente senza osservare tutte le prescritte misure di sicurezza, anche se gran parte dei lavori interni al tempio pare fossero già ultimati, tanto che restava solo da sistemare la facciata.
L’impalcatura era alta circa 15 metri e composta da due piloni laterali e una parte mobile centrale scorrevole, “a saliscendi”, utilizzata pertanto “a mo’di ascensore”.
Secondo una prima ricostruzione parrebbe che l’improvviso cedimento di uno degli ancoraggi superiori abbia determinato anche quello di uno dei montanti laterali, che poi avrebbe trascinato nel vuoto anche l’altro.
Mentre le indagini avanzano, pare coinvolgendo anche imprese e nomi “eccellenti, cerca di mitigare i toni il sindaco Vincenzo Cappello, che al riguardo ha dichiarato:
È il caso di abbassare i toni e fare in modo che la magistratura possa al più presto far luce sull’evento tanto tragico che ci ha lasciati tutti sconvolti.
Da parte dell’amministrazione di Piedimonte Matese la massima disponibilità e collaborazione nei confronti degli inquirenti.
Sono sicuro che anche la Diocesi collaborerà per fare in modo che al più presto i lavori possano riprendere“.
Domenica, intanto, a Gioia Sannitica, è giunta Sonia Palmieri, assessore regionale, accompagnata dall’assessore comunale Attilio Costarella.
Al cordoglio collettivo si aggiunge quello della nostra redazione, in attesa di poter conoscere la data dei funerali delle vittime, che sarà anche di lutto cittadino per la comunità di Gioia Sannitica, della quale era originario Albino Tammaro, il quale lascia la moglie e due figli: una ragazza che frequenta la seconda media e il maschio che frequenta la seconda elementare, mentre non era sposato Antonio Atzeri, proveniente invece da Casoria.

(Comunicato Stampa – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

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