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Matese. Comunità Montana: ‘falso in atti pubblici’: assolto l’ex presidente Missere

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 Archiviato il procedimento penale a carico di Pasquale Missere,

l’ex presidente della Comunità Montana del Matese arrestato e spedito ai domiciliari nel giugno 2008 nell’ambito del secondo filone d’indagine dell’ operazione “Miletto” con l’accusa di falso materiale ed ideologico in atti pubblici, in concorso con altri pubblici ufficiali, tra i quali tecnici dipendenti dell’ente montano e del comune del capoluogo matesino.
All’esito dell’interrogatorio reso lo scorso mese di aprile da Missere dinanzi al Pubblico Ministero Carlo Fucci a conclusione delle indagini, a distanza di sette anni dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere che portò il Comando Provinciale di Caserta del Corpo Forestale dello Stato ad eseguire quattro ordini di misure cautelari di arresti domiciliari, nelle scorse settimane il Giudice per le Indagini Preliminari Marcello De Chiara ha definitivamente prosciolto l’ex leader matesino dello Sdi da ogni accusa, archiviando le indagini a suo carico avviate a seguito della prima retata “Miletto”, allorché furono arrestate venti persone ed indagati ben 64 individui tra amministratori locali, tecnici comunali e professionisti operanti nel Matese per truffa allo Stato nell’ambito del Por Campania.
Un calvario durato quasi un decennio, un tunnel in fondo al quale ora è apparsa la luce, con tanto di constatazione da parte del sostituto procuratore della Repubblica Fucci che ha chiesto l’archiviazione poiché “non ci sono elementi idonei per sostenere ed esercitare l’azione penale in ordine ai reati in quanto non emergono gli estremi in ordine agli elementi di valutazione esposti dal Missere nel corso dell’interrogatorio”, evidenziando che in realtà l’allora presidente della comunità montana non aveva mai redatto la nota ritenuta falsamente attestante la conformità dei lavori di realizzazione della piscina per uun centro benessere nei capannoni dell’ente montano atteso che, al contrario, una volta ricevuta la stessa missiva solo per conoscenza, si era attivato con il tecnico comunitario affinché la società che aveva in fitto l’immobile producesse e fornisse le delucidazioni relative agli interventi edilizi, esibendo la nota inviata alla stessa società.
Secondo il teorema dell’accusa, invece, Missere e gli altri coindagati avrebbero posto in essere condotte illecite per addivenire alla regolarizzazione postuma di una piscina costruita abusivamente all’interno di un capannone di proprietà della Comunità Montana del Matese, che doveva essere adibita a centro benessere per un istituto di bellezza.
La sanatoria edilizia, tuttavia, non poteva essere rilasciata in quanto la destinazione d’uso della piscina, da adibire a un centro benessere, non era conforme alla destinazione d’uso prevista dal vigente Piano di Fabbricazione che prevedeva per la zona, invece, una destinazione per attività industriali.
Da qui l’artifizio di far passare la piscina per una vasca per la lavorazione di manufatti in legno.
Nei confronti di Missere, però, tale quadro accusatorio non ha retto ed il Gip, su richiesta dello stesso Pubblico Ministero, ha archiviato il procedimento penale solo a suo carico, accogliendo così anche la tesi difensiva portata avanti dal suo avvocato Gennaro Amelio di Giugliano.

(Enzo Perretta – News archiviata in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

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