Liberi. Dito puntato contro gli stranieri dopo il cruento raid in casa materna del sindaco
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Poteva finire in tragedia la rapina messa a segno domenica sera nella casa materna del sindaco di Liberi.Infatti ci sono stati momenti da incubo, non degenerati solamente per il solerte intervento di un baldo abitante del luogo.
Erano da poco passate le 21 e, forse approfittando che a quell’ora pochissima gente girava per le strade, dei malviventi tentavano di entrare furtivamente nella casa della mamma, sessantanovenne, del primo cittadino, Antonio Diana, che dimora con la figlia.
Le due donne, che abitano in una zona centrale della frazione “Profeti”, sentendo dei rumori sospetti, si allarmavano.
La figlia della proprietaria, a seguito di quei strani trambusti, si affacciava alla finestra e notava che tre persone armeggiavano vicino alla porta d’ingresso.
Mentre i malavitosi erano ancora intenti a forzare l’uscio, Angelo Marotta, un residente, che ben conosceva la famiglia, avendo sentore delle cattive intenzioni di quei personaggi, si avvicinava e li affrontava.
La colluttazione permetteva alla sorella del sindaco di portarsi al piano superiore della casa, composta da due livelli, e di affacciarsi alla finestra per cercare aiuto, oltre che chiedere l’intervento delle forze dell’ordine.
I ladri, intanto, aggredivano il Marotta e lo colpivano violentemente alla testa, tanto da farlo rimanere tramortito.
Poi, dopo avere tentato, con minacce verbali, di far desistere la sorella del primo cittadino dal chiedere aiuto, strappavano dal collo della madre del sindaco una collana d’oro e scappavano via con l’aiuto del “palo” che era in strada ad attenderli, avendo probabilmente il sentore che da un momento all’altro sarebbero giunti i carabinieri, effettivamente giunti poco dopo dalla caserma della vicina Formicola.
“Pare che i malviventi siano di origine albanese” ha dichiarato il sindaco dei liberini, Antonio Diana, aggiungendo:
“Voglio ringraziare Angelo Marotta per il coraggioso intervento, che poteva costargli anche la vita, e mi auguro che anche nelle nostre zone si provveda a un maggiore controllo da parte delle forze dell’ordine, per fare in che non si ripetano simili situazioni.
Mi dispiace per la collana che, per mia madre, aveva un particolare valore affettivo, essendole stata regalata da mio padre”.
“Sono stati fortunati i nostri ‘amici’ a non decidere di venire a casa mia – afferma un altro cittadino di Liberi – perché sono armato.
Purtroppo devo constatare che se fosse capitato un evento simile nella mia proprietà, almeno un ‘paio di palle’ in fronte le avrei piazzate e poi avrei chiamato l’avvocato anziché i Carabinieri.
Prego sempre Iddio che, se mi accade una cosa del genere, siano meno di quattordici, poichè la mia pistola ha sedici colpi e un paio di pallottole le vorrei conservare per i superstiti, visto che difficilmente sbaglio mira…
“Non ce ne sta uno buono“: così la gente di Liberi, piccolo centro del monte Maggiore, allude agli stranieri nel commentare l’ennesimo raid, stavolta perpetrato nella casa materna del sindaco Diana, aggiungendo:
“Le donne, ucraine, polacche, albanesi, slave eccetera, o si prostituiscono o rubano, essendo zingare, mentre gli uomini al pari alle loro connazionali stanno qui soltanto per depredarci, protetti da leggi accondiscendenti“.
“Tre anni fa -chiosa un altro residente- vennero a casa mia e rubarono tutti i salumi del suino che avevamo appena macellato, oltre ad altre suppellettili.
Non ho saputo da allora più nulla; in compenso Equitalia si è ricordata che non ho pagato una tassa l’anno scorso...”.
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