Castel Campagnano. Mensa scolastica: si inizia lunedì ma fra le polemiche
Si dicono adirati numerosi genitori di Castel Campagnano in seguito alla decisione del sindaco
(e del suo esecutivo) di raddoppiare il costo del servizio di mensa scolastica, peraltro senza dare la possibilità ai genitori interessati di decidere se accettare o meno il “tempo pieno” ovvero il prolungamento orario dal lunedì al venerdì per consentire gli addetti ai lavori di “riposare” anche il sabato.
A nulla sarebbero valsi gli appelli, perfino di qualche rappresentante di classe, di fronte al fermo diniego che la stessa dirigente scolastica avrebbe opposto all’evenienza di trasferire i figli dei genitori non interessati ovvero non in condizioni di pagare 75 euro al mese perché il proprio figlio fruisse di tale servizio, che fino allo scorso anno sarebbe costato addirittura meno della metà.
Un rincaro evidentemente incomprensibile, nonostante le giustificazioni che lo stesso sindaco avrebbe addotto, in sede di espressa riunione, davanti a centinaia di genitori, allusive della necessità di far quadrare comunque i conti nonostante i ridotti finanziamenti dello stato centrale e la necessità di attenersi alle risultanze del modello ISEE, che -obiettano però i genitori – non è certo una novità e comunque era necessario anche lo scorso anno.
Neanche la proposta di adottare il tempo pieno per uno solo dei plessi scolastici comunali, nello specifico quello della frazione Squille, ove peraltro è presente il centro di cottura e dal quale pertanto giornalmente, con notevole lievitazione delle spese ed altri comprensibili disagi anche per gli incolpevoli utenti, i pasti approntati devono essere trasportati dalla frazione al capoluogo.
Controparte, a quanto lamentato, ferma nel rifiutare anche la proposta di affidare in appalto esterno il servizio di trasporto scolastico, come ormai avviene nell’intero circondario, soluzione che comporterebbe un notevole ribasso dei costi, considerato quanto viene a costare alle casse comunali, fra stipendio e contributi previdenziali, il mantenimento in organico dell’addetto, che potrebbe invece essere collocato in mobilità, sebbene adibito anche ad altra mansione, che potrebbe essere affidata ad un altri dei dipendenti certo non in sovraccarichi di impegni e, per conseguenza, di quotidiano lavoro.
Volendosi escludere motivi clientelari, tali da indurre a cotanta pervicacia, i genitori avrebbero voluto sapere almeno perché il sindaco non accetta neanche consigli utili a determinare un risparmio per le casse comunali, anche volendo prescindere dall’aspetto specifico della mensa.
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