Forza Italia. Il cav. ‘stretto’ fra i debiti, la sede pignorata e Verdini che sosterrà Renzi?

Giovedì mattina l’amministratore straordinario del partito, la fedelissima dell’ex Cav Maria Rosaria Rossi ha convocato una riunione presso la sede di San Lorenzo in Lucina nel quale è stato deciso che verrà proposto all’Ufficio di presidenza di Forza Italia l’esonero dagli incarichi di partito, sia a livello centrale che territoriale, e da quelli di competenza dei gruppi parlamentari, di tutti i rappresentanti che non sono in regola con i contributi dovuti al movimento.
I guai del partito cominciano nel momento in cui l’ex premier ha deciso di chiudere i ‘rubinetti’.
Lo stesso Berlusconi nel giugno 2014 aveva lanciato l’allarme (“siamo con l’acqua alla gola, servono soldi”), ad ottobre erano arrivate le cifre ufficiali: un rosso di 15 milioni e un debito pari a 88 milioni.
Con le inevitabili conseguenze: prima 42 dipendenti mandati in cassa integrazione poi Martedì il pignoramento di alcuni mobili dalla sede di San Lorenzo in Lucina (inaugurata in pompa magna nel settembre 2013) dopo che un fornitore si è rivolto al tribunale per il mancato saldo di alcuni debiti (congelati beni per un valore di 8mila euro).
Nella riunione di Giovedì erano presenti i senatori Paolo Romani, Maurizio Gasparri, Francesco Giro, i deputati Renato Brunetta, Gregorio Fontana, Deborah Bergamini, Sestino Giacomoni, il presidente della Liguria Giovanni Toti e il dottor Marcello Fiori.
Nel vertice è stato stabilito di convocare per la prossima settimana, con lo stesso ordine del giorno, la conferenza dei coordinatori regionali in vista di una successiva riunione dell’Ufficio di presidenza.
LA ROSSI RISPONDE IN MERITO
La cassaforte (vuota) degli azzurri è gestita da Maria Rosaria Rossi (di Piedimonte Matese, nella foto mentre si confida con Berlusconi).
Contattata, la tesoriera conferma il pignoramento: “Sì, è successo martedì.
Può essere che non sia l’ultimo, perché abbiamo sei milioni di euro di debiti pregressi.
Parliamo comunque di cifre modeste, in questo caso.
E comunque di mobili e tv ce ne sono altri…”.
Per la senatrice c’è poco da fare, non resta che tirare la cinghia: “Per i miracoli mi sto attrezzando.
Certo, non aiuta il fatto che diversi parlamentari non pagano le quote.
Mi spiace per i fornitori, ma sono costretta a scegliere: le risorse sono quelle che sono e devo poter pagare gli stipendi dei dipendenti”.
Sempre di meno, purtroppo, perché molti lavoratori sono già finiti in cassa integrazione, la ghigliottina è solo in stand by e promette di colpire ancora nei prossimi mesi.
Sotterranea, nella sede del partito si combatte intanto un’altra battaglia.
Un duello un po’ triste, a dire il vero, se paragonato ai fasti del passato.
Nel mirino del cerchio magico sono finiti i verdiniani, pronti a votare già dai prossimi giorni le riforme di Renzi.
Due di loro, Luca D’Alessandro e Ignazio Abrignani, godono da anni — per l’incarico ricoperto — di un ufficio.
E adesso hanno ricevuto l’avviso di sfratto.
Non l’hanno presa bene, visto che la densità di lavoratori nei duemila metri quadrati di San Lorenzo in Lucina è bassina, in una sede ormai spoglia. Da martedì, senza poltrone e libreria, è ancora più spoglia.
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