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Alvignano. Studente vittima di stalking e lesioni dei compagni: condannati quattro dei cinque presunti ‘bulli’

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 Presso il Tribunale dei Minori di Napoli, nella mattinata di venerdì 29 maggio, si è celebrato il processo

per stalking e lesioni nei confronti di E.P., ora 21enne, all’epoca minorenne, ex studente dell’Ipia di Alife, originario di Alvignano, che, in seguito al truce episodio, si trasferì in Piemonte, per i danni lamentati e soprattutto per il terrore di poter subire nuovi atti di bullismo.
Condanna a dieci mesi di reclusione con pena sospesa per quattro dei cinque ragazzi, all’epoca tutti minorenni, mentre Crescenzo Mola, 21 anni, ha ottenuto il “perdono giudiziale” in quanto ritenuto responsabile delle sole lesioni (un’ombrellata al coetaneo E. che, a seguito di tale gesto, dovette ricorrere alle cure ospedaliere) e non per le azioni di stalking contestate invece agli altri imputati, tutti condannati a dieci mesi di reclusione con pena sospesa: Giuseppe Comparone e Crescenzo Musto, entrambi 22enni e di Alife, Antonio Faraone, 24 anni, ed Emiliano Raucci, 21enne, entrambi di Piedimonte Matese.
Il capo di imputazione nei confronti dei giovani è previsto e punito dagli articoli 110 -112 e 612 commi 1 e 3 del Codice Penale, poichè in concorso tra loro, con condotte reiterate, minacciavano, insultavano, percuotevano e molestavano Erik Pezzullo, oggi 22enne, originario di Alvignano ma che, all’epoca dei fatti, emigrò al Nord Italia per lo choc che ritenne di aver subito in quella drammatica esperienza.
Sempre secondo l’accusa, i giovani indagati, avrebbero ripreso le loro “imprese” con un videofonino e successivamente le avrebbero immesse su internet.
Per questo motivo i cinque erano accusati anche dei reati previsti e puniti dagli articoli 81 e 594 del Codice Penale per aver offeso il decoro del giovane E.P.
Inoltre Crescenzo Mola era accusato anche dei reati previsti e puniti dagli articoli 582 e 585 del Codice Penale perché con la parte del terminale di un ombrello, colpiva all’occhio E.P. causandogli una lesione refertata dalla Clinica Gepos di Telese Terme dove si dovette recare la vittima, atteso che all’ospedale di Piedimonte Matese non esisteva un Reparto di Oculistica.
Per quanto occorso i genitori del ragazzo sporsero denuncia ai Carabinieri che si attivarono immediatamente, individuando pertanto nei cinque indagati i responsabili dei presunti atti di bullismo.
Sempre per quegli episodi, la mamma e il papà della vittima decisero di emigrare in una località del nord perché, come poi avrebbero precisato, il figlio era talmente scosso che non volle più tornare all’Istituto Professionale Manfredi Bosco, dove si sarebbero verificati i fatti oggetto di denuncia penale.
Il giudice però ha deciso di derubricare un capo di accusa, condannando per stalking e lesioni quattro dei cinque imputati: Faraone, Raucci, Musto e Comparone, optando per il perdono giudiziale nei confronti di Mola.
La madre di E.P., ancora oggi scossa, ha dichiarato: “Sono profondamente soddisfatta per questa sentenza, poichè mio figlio ha avuto giustizia.
I fatti denunciati sono stati accertati e riconfermati in Aula oggi, per cui E., come qualcuno aveva tentato di fare, non solo non ha esagerato nello spiegare i momenti di terrore che provava, ma ha avuto il riconoscimento da parte del giudice di aver subito un grave torto.
Ora toccherà ad altri magistrati, sia in sede civile e sia in sede penale, verificare in primis i danni materiali e morali che un ragazzino di appena 15 anni ha dovuto sopportare e, successivamente, grazie al nostro avvocato Giuseppe Romano che non finirò mai di ringraziarlo ed essergli grata in eterno, chiederò di valutare anche le dichiarazioni rese da alcuni testimoni, iscritte a verbale.
A tutti costoro voglio solo mandare un messaggio: questa è solo la prima parte perché adesso andremo fino in fondo”.
Amarezza traspare dalle parole della donna anche per il comportamento che all’epoca avrebbero tenuto alcuni dirigenti e docenti dell’Istituto Professionale alifano:
Non solo non ci è stato mostrato un briciolo di solidarietà e questo fa male, se un comportamento del genere lo pongono in essere coloro che sono preposti ad insegnare ai giovani, ma non abbiamo ricevuto neanche una mezza chiamata, per sapere come stava E. e cosa era successo.
Questo mi ha lasciato ulteriormente amareggiata!
Adesso i genitori di E.P. attendono di leggere il dispositivo della condanna per valutare col proprio fidato legale i passi conseguenziali.
Anche la parte civile, che cura gli interessi della famiglia, è rappresentata dall’avvocato Giuseppe Romano, mentre le indagini furono condotte in prima persona dal Capitano Salvatore Vitiello, comandante pro tempore della Compagnia Carabinieri di Piedimonte Matese.

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