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Alife. Comunità a lutto per la morte di don Pasquale Bisceglia

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Il rosario tra le mani ormaidon pasquale bisceglia_alife_3 senza forza, negli ultimi giorni di vita. È l’ultima immagine che portiamo nel cuore, di don Pasquale Bisceglia, nel breve tempo trascorso in ospedale, dove in tanti lo hanno visitato ripetutamente.

La preghiera a Maria è stata la sua ancora, l’ha condotto lungo il cammino della vita pastorale segnata dalla prova, dalla fatica, ma sempre proiettata verso la speranza cristiana, fino agli ultimi istanti terreni.

Ieri pomeriggio, in una gremita Cattedrale, ad Alife, si sono svolti i funerali dove al Vescovo, mons. Valentino Di Cerbo, si è unito un gran numero di sacerdoti.

Don Pasquale nasce ad Alife il 6 gennaio 1929; dopo gli studi teologici viene ordinato sacerdote da Mons. Virginio Dondeo, vescovo della Diocesi di Alife dal 1953 al 1961.

Sarà quest’ultimo ad nominarlo parroco di San Sebastiano a Valle Agricola dove il giovane sacerdote giunge appena dopo la storica nevicata del ’56. È nel piccolo paesino di montagna che don Pasquale vive, da giovanissimo, la missione del sacerdozio con assoluta dedizione: dormendo per i primi anni in un pagliaio si impegna da subito per il bene della comunità locale: a lui si deve infatti la formazione di numerosi giovani del paese mandati a studiare presso il seminario di Piedimonte Matese a sue proprie spese.

Né si scoraggia quando è il momento di ricostruire la chiesa parrocchiale, tanto da partire per gli Stati Uniti d’America per una missione popolare e racimolare con le offerte degli emigrati, il necessario per l’edificio sacro di Valle.

Durante l’omelia mons. Di Cerbo ha ricordato numerosi tratti del temperamento e dell’impegno don Pasquale, in particolare l’umiltà e l’operosità, anche degli ultimi anni più “stanchi” e lenti: “Pur non avendo alcun incarico, pur avendo lasciato la responsabilità di parroco della Cattedrale dal 2002, ha testimoniato senza sosta, senza pause, la sua fedeltà al Vangelo.

Don Pasquale, prete fino in fondo, fino alla fine, prete senza mezze misure.

La sua testimonianza di vita, invita oggi i preti a spogliare il sacerdozio di ogni velleità. È stato solo per il Signore, solo per gli altri”.

E di questi ultimi anni tutti ricordano con ammirazione la sua presenza nelle parrocchie dove c’era bisogno di aiuto, o più spesso in Cattedrale a recitare il breviario e sempre disponibile per le Confessioni.

La preghiera, l’Eucaristia, gli ammalati. Su queste priorità assolute ha fondato il suo ministero; e poi la formazione personale in senso spirituale e culturale hanno fatto di lui una persona grande nel cuore, di cui in tanti si sono fidati; mentre altri invece si sono affidati alla sua premura paterna.

Il Vescovo durante l’omelia ha ricordato infatti l’accompagnamento che don Pasquale ha saputo dare, in particolare ai giovani seminaristi e poi sacerdoti che con lui hanno condiviso anni importanti e scelte determinanti per la propria vita.

Mons. Di Cerbo ha ricordato un aspetto del caro sacerdote defunto, quello che l’ha distinto, a volte simpaticamente, a volte non senza scontri: il coraggio di esprimere le proprie idee con lealtà, senza temere di apparire diverso, poco convenzionale: “ma questo non lo ha mai reso lontano né distante nelle relazioniproprie, in particolare nella comunione con i confratelli e nell’obbedienza ai vescovi che si sono succeduti. Dobbiamo al suo temperamento e ai suoi doni se questa Diocesi ha potuto mantenere una solida autonomia per molti anni”.

Don Pasquale, sacerdote vero; incessante la sua preghiera per le vocazioni, orientato alla pedagogia dell’accompagnamento e non dell’abbandono per quei giovani intenzionati a seguire Cristo e il Vangelo: di questo la Diocesi di Alife Caiazzo gli è riconoscente e guarda a lui come possibile e concreto esempio cristiano.

Attraverso le parole del Vescovo, un messaggio chiaro e sincero tratto dal testamento spirituale che don Pasquale ha lasciato, che i fedeli presenti e i sacerdoti hanno accolto con commozione,ma anche con impegno: ha chiesto perdono a tutti, a coloro che ha fatto soffrire poco o molto perché spesso il limite degli uomini sta in un inconsapevole istinto a scontrarsi; e poi la preghiera a rimanere uniti nella preghiera, noi sulla terra con lui in Cielo.

(Fonte & Aggiornamenti: Clarus – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © diritti riservati all’autore)

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