‘Coop Rosse’: passato anche per Piedimonte Matese il coacervo politico-camorristico che ha travolto la ‘Cpl Concordia’?
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Dodici indagati e documenti scottanti al vaglio degli inquirenti: sono le basi dell’inchiesta Cpl Concordia bis, seconda tranche di indagini dopo quella per la metanizzazione sull’isola campana che nelle scorse settimane ha coinvolto il sindaco di Ischia, Giosy Ferrandino, e i vertici della coop rossa.
Il secondo filone di indagini, invece, è tutto casertano e mira a verificare se vi siano stati accordi tra la società emiliana ed il clan dei Casalesi per la metanizzazione di Casal di Principe, San Cipriano, Casapesenna, Frignano ed altri tre comuni dell’agro aversano.
Un’ipotesi avallata dall’ex boss dei Casalesi Antonio Iovine, oggi collaboratore, e che sta avendo riscontro anche nelle dichiarazioni di altri funzionari della Cpl che sono stati ascoltati dagli inquirenti.
I carabinieri, nei giorni scorsi, hanno provveduto a sequestrare documenti relativi ai contratti di appalto, di progettazione e di affidamento delle metanizzazioni di Bologna, Modena, Piedimonte Matese (comune capofila del Bacino Caserta 25), della Regione Sardegna e dei comuni ricadenti nelle province del Basso Lazio: tutta la documentazione al vaglio degli inquirenti anche per poter effettuare una ‘valutazione comparativa’ coi lavori effettuati nell’agro aversano.
Doveroso però rimarcare che il consorzio “Metano 25 ” con sede a Piedimonte Matese non ha alcun potere decisionale né tampoco indicativo per le gare d’appalto riguardanti l’area di competenza.
Verifica importante dopo quanto dichiarato da Iovine e, pare, confermato da un funzionario Cpl: cioè che la rete del metano del Bacino Caserta 30 non è stata realizzata a norma, coi tubi interrati ad appena 30 centimetri, invece che a 60, per permettere alle imprese di risparmiare, ma mettendo a serio rischio la sicurezza dei cittadini.
Conferme alle parole di Iovine arrivano anche, relativamente alla posizione del ‘referente di Michele Zagaria’, per gli appalti Cpl Concordia nell’agro aversano.
Nel giugno 2014, Giulio Lancia, ingegnere responsabile area tecnica Cpl, sentito come teste afferma: «Antonio Piccolo ha introdotto Concordia nell’agro aversano.
Piccolo conosceva bene anche Casari.
So, per averlo appreso da Pino Cinquanta, a quel tempo direttore commerciale Cpl, che prima di partecipare e aggiudicarsi tali appalti si ‘sedettero attorno a un tavolo’ Casari, Cinquanta e Piccolo.
Pino Cinquanta mi disse che per qualsiasi cosa riguardante i lavori dovevo fare riferimento a Piccolo, che in quella zona era un punto di riferimento.
E mi ha fatto capire chiaramente che Piccolo aveva rapporti con la criminalità organizzata della zona del casertano.
Cinquanta mi disse che il riferimento di Piccolo era il boss Michele Zagaria.
Sicuramente Cinquanta riferiva a Casari tutto ciò che avveniva, le scelte avvenivano sempre d’intesa.
Poiché Casari conosceva Piccolo, ritengo anche lui fosse a conoscenza dei suoi collegamenti con il territorio».
Ipotesi, quest’ultima, smentita però dal diretto interessato che poi, a luglio 2014, nega di essere a conoscenza dei legami di Piccolo con Zagaria.
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