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Caserta. ‘Scandalo Intra Moenia’: La Corte dei Conti rivendica il risarcimento da 34 medici coinvolti

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Nel corso dell’udienza in programma mercoledì 18 febbraiola sezione campana della Corte dei Conti valuterà la posizione dei medici degli ospedali di Caserta e Piedimonte Matese destinatari di una richiesta di risarcimento formulata dalla Procura regionale della magistratura contabile nella persona del sostituto Francesco Vitiello.
Dall’indagine, che prese piede nel 2008, scaturì uno scandalo che ebbe riflessi nazionali, portando anche a una serie di perquisizioni negli ospedali e negli studi medici da parte dei miliari della Guardia di Finanza di Piedimonte Matese, che condussero gli accertamenti, per cui è in corso anche un processo penale per truffa a carico di ben 34 medici, per alcuni di alcuni dei quali, però, la posizione è stata già stralciata.
Il danno complessivo alle amministrazioni ospedaliere, ipotizzato dagli inquirenti a carico dei vari medici coinvolti, è stato quantificato in un milione e 300.000 euro.
Secondo  l’accusa, infatti, otto medici  non versavano il dovuto all’Azienda sanitaria di appartenenza (Asl CE1 e CE2), relativamente alle prestazioni intra moenia e per questo motivo sono finiti sotto processo penale e contabile.
L’inchiesta avviata sette anni fa, scosse gli ambienti sanitari dell’intera provincia di Caserta allorquando la Guardia di Finanza perquisì gli studi e le abitazioni di trentaquattro medici.
Professionisti in servizio presso strutture pubbliche che prestavano, inoltre, attività professionale in forma privata, adottando il sistema dell’intramoenia.
Un protocollo, entrando nello specifico, secondo cui il medico dovrebbe versare il cinquanta per cento del proprio fatturato all’Asl o all’Azienda Ospedaliera di Caserta.
Il sistema, nelle intenzioni di chi lo aveva ingenerato, avrebbe dovuto far abbassare contemporaneamente le parcelle, facendole diventare contenute e favorire quindi i pazienti, e nel contempo far entrare maggior flusso di danaro nelle casse delle aziende sanitarie.
Dai 25.000 agli oltre 100.000 euro le somme richieste dai giudici contabili nei confronti di medici e dirigenti ospedalieri e anche dell’ex manager dell’Asl casertana Franco Rotelli: con quest’ultimo, figurano nel procedimento i dottori Lanfranco Acampora, Agostino Cirillo, Dario D’Onofrio, Luigi Bifulco, Antonio Palermo, Vincenzo Messina, Giovanbattista Forte e Arnaldo Brienza per l’ospedale di Caserta.
Stessa posizione per i medici dell’ospedale di Piedimonte Matese: Antimo Cappello, Carlo Capuano, Anna Cristillo, Attilio Sgambato, Vincenzo Selva, Raffaele Di Robbio, Ignazio Scaravilli, Luigi De Risi, Fabio Cecconi, Michela Quarantiello e Giuseppe Casillo.
Ovviamente i professionisti, difesi nei procedimenti dagli avvocati Stefano Montone, Antonio Cassino, Sergio Ferritto, Aldo Capasso, Paolo Falco, Angelo e Amedeo Insero e altri, rigettano al mittente le accuse.
Si tratta in particolare di varie citazioni aventi ad oggetto l’attività libero-professionale medica (cosiddetta Alpi – attività libero-professionale intramuraria) praticata “in nero”.
Nell’ambito delle indagini furono ascoltati anche diverse centinaia di pazienti, molti dei quali confermarono le prestazioni ricevute dai medici, ma senza aver ottenuto nessuna ricevuta fiscale alla corresponsione di quanto richiesto dal professionista.
Le prestazioni mediche sarebbero state effettuate in violazione delle norme stabilite per l’attività autorizzata intramoenia nella forma cosiddetta allargata e quindi, dell’obbligo di esclusività.
I medici, pur avendo aderito al regime intra murario, avrebbero invece svolto l’attività libero professionale percependo e incamerando corrispettivi dai pazienti senza versare le quote di competenza della Asl configurata in una illegittima percezione dell’indennità di esclusiva.
Alcuni medici colpiti dal risarcimento del danno erariale di un filone parallelo dell’inchiesta (c’era anche l’ex dg Luigi Annunziata contro il quale non si è proceduto dopo la sua scomparsa) avevano presentato un ricorso, nelle more del procedimento, che i giudici della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Campania avevano rigettato o ritenuto inammissibile in alcune parti.
“Il quadro emerso –evidenzia la Procura in una nota sull’attività dell’indagine- fotografa una realtà assai complessa sulla quale occorre procedere ad accurate analisi finalizzate non tanto alla conoscenza dei disastri di un passato che ha fatto del settore sanità la voce di spesa esponenzialmente più consistente del bilancio regionale e, nel contempo, il teatro di modalità gestionali caratterizzate da clientele, ruberie, profittamenti, mancanza di controlli, interessi privati, disfunzioni, sciatterie, disattenzioni, assenteismi “.

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