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Caserta. Scandalo Asl: restano in carcere i tre soggetti matesini

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Appalti truccati all’ospedale civile di Caserta: carcerazione annullata

 per Angelo Polverino, ex consigliere regionale; Antonio Maddaloni, funzionario precario, Umberto Signoriello e Giuseppe Raucci.

Nel tardo pomeriggio di martedì 10 febbraio, infatti, la decima sezione del tribunale del Riesame di Napoli, presidente Mariella Montefusco, ha depositato la decisione dopo un giorno e mezzo di camera di consiglio.

Confermato invece il carcere per Domenico Ferraiuolo (nella foto a destra), segretario del circolo Pd di Piedimonte Matese, che resta in carcere a Poggioreale insieme ai concittadini (foto a sinistra) Orlando Cesarini, ricoverato presso l’ospedale del carcere, e Gabriele D’Antonio.

Mentre  il precedente collegio aveva deciso di confermare gli arresti per anche Elvira Zagaria, sorella del boss della camorra Michele Zagaria, e per il funzionario del settore amministrativo dell’ospedale civile, Bartolomeo Festa, quindi, ora l’inchiesta subisce qualche serio contraccolpo.

Cede in parte, infatti, il castello di accuse costruito dalla procura Antimafia di Napoli e dalla Direzione Investigativa Antimafia, che avevano chiesto l’arresto per una trentina di persone coinvolte nel girone infernale degli appalti, ottenendone però “solo” 24.

Stando all’impianto accusatorio, i lavori di somma urgenza nella struttura ospedaliera erano stati concessi a società riferibili al clan dei Casalesi.

In manette, quindi erano finiti 24 soggetti; politici, imprenditori, dirigenti dell’ospedale e direttore generale.

In base all’indagine della Dia, corroborata da un “blitz” in ospedale del Presidente dell’Autorità Nazionale Anti-Corruzione, Raffaele Cantone, è giunta alla Prefettura di Caserta anche la richiesta di commissariare l’appalto per il servizio di ascensori.

Ora quindi i difensori degli indagati, scarcerati dopo circa venti giorni di arresti domiciliari (Polverino resta ai domiciliari per un’altra inchiesta sull’Asl, su istanza del pubblico ministero Luigi Landolfi), potranno affrontare più serenamente l’attesa della chiusura indagini da parte della Dda, anche se gli avvocati Vittorio Giaquinto, Angelo Raucci, Michele Di Fraia e Carlo Madonna – che hanno ottenuto il risultato al Riesame – stanno già studiando le contromosse per contrastare in sede di rinvio a giudizio le accuse di aver pilotato gare.

Elvira Zagaria, sorella di Michele, ergastolano al “41 bis”, è rimasta dietro le sbarre su decisione dei tre giudici di un diverso collegio, che ha esaminato la sua posizione una settimana fa, mentre per Giuseppe Gasparin, ancora non si hanno notizie circa l’esito dell’istanza di annullamento della misura cautelare.

Eppure le accuse maggiori ai politici sarebbero state fornite proprio da Gasparin.

Ma il perno centrale del “sistema Zagaria”, collaudato e appoggiato dalla politica, stando alla Dda, era Elvira, vedova di Franco Zagaria, genero del boss.

Secondo la Procura, infatti, era proprio lei che si adoperava per nominare dirigenti sanitari compiacenti e poi garantiva, a sua volta, un pieno sostegno elettorale al partito che la sosteneva.

Ora, quindi, gli indagati liberi salgono a cinque, considerate anche le scarcerazioni, nei giorni scorsi, dell’ex direttore generale dell’azienda ospedaliera, Franco Bottino, e dell’architetto Paolo Martino.

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