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Piedimonte Matese. S.Marcellino. ‘Rivelazioni anonime’ sul furto sacrilego di 40 anni fa

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In questi giorni ricorre l’anniversario del terzo furto notturno sacrilego,

nella chiesa di Santa Maria Maggiore o Ave Regina Coelorum, in cui fu deturpato il busto di San Marcellino, nostro patrono, Dal libro del Preside Dante Marrocco “””Piedimonte Matese””” Edizione Associazione Storica Del Medio Volturno del 1980, rilevo che la prima statua con le braccia al petto, arrivò a Piedimonte il 22 maggio 1643 e dal Carmine, fu portata in S.Maria alla “Starza” dell’ attuale Mercato, il santo fu presentato ai fedeli dal Pio Vescovo. Il Parlamento con una sua deliberazione sempre del 1643 lo proclamò Protettore e il Papa Urbano VIII, annuendo alle suppliche di Piedimonte, con breve del 26 agosto 1645, lo dichiarò avvocato e difensore dei Piedimontesi presso Dio. Il 6 maggio 1646 la Congregazione dei Riti, stabiliva che il 2 giugno a Piedimonte, fosse giorno di precetto. La statua fu poi rifatta il 1700, più grande e manierata della precedente, colla destra benedicente, e per 70 libbre di argento e 55 di rame che la componevano, si spesero ben 932 ducati. “Questo busto, è quello che ci riguarda.” Sempre consultando il libro del Preside Marrocco a pagina 262 rilevo “E’ doveroso ricordare anche ciò che dispiace. La statua ha subito due furti nel 1876, quando fu derubata della collana antica dorata, da persona che poi dall’America mandò 300 lire e nel 1945, quando i ladri aprirono il capo argenteo, ma poi non rubarono le scatolette contenenti reliquie. Il terzo furto è stato consumato la notte del 14 ed il 15 febbraio 1975, in seguito al quale, alla statua, è stato asportato, il capo, le mani, il libro, la palma e l’aureola. Le parti rubate sono state rifatte da Enrico Manfrini di Milano. La statua rifatta è stata benedetta dal Vescovo di Caserta il 2 maggio 77, e portata a Santa Maria.” Venendo ai nostri giorni, il terzo furto, lo ricordo, inoltre ho sempre avuto una foto del mio archivio che me lo rammenta. Osservandola si, può osservare il danno del furto sacrilego. Si vede che fu smontata la testa con l’ aureola, le due mani, e la riproduzione della penna d’oca, per scrivere. Il tutto per un peso abbastanza consistente di diversi chili di argento, essendo pieni, e non cavi all’interno a differenza del busto. Sul retro della foto trovo l’annotazione di mio pugno, della data e la annotazione che mi fu regalata dal mio indimenticabile amico e compagno di scuola G.R. Palumbo. Infatti dopo alcuni giorni di esposizione, nel bar di mio padre in via Gaetani, per soddisfare la curiosità di tanti concittadini, mi fu regalata dall’autore. Scavando nei ricordi, mi è tornata alla memoria la vicenda, con i più svariati e fantasiosi commenti sentiti in un locale pubblico, da parte sia di autorevoli componenti del Comitato festa, che di semplici cittadini. Personalmente ho sempre avuto una mia idea sui responsabili del furto, convalidata dal detto: “chi ti conosce ti apre”. A mio modesto giudizio, i ladri erano da ricercare, tra chi aveva lavorato in chiesa, ed aveva avuto modo di osservare da vicino la statua. Anche se erano anni in quel periodo, che ero molto impegnato con il lavoro e non ero un assiduo fedele, ricordo, che nella della Chiesa di A.G.P.a Vallata, l’addobbo per la festa dell’Immacolata, veniva fatti più alla buona da artigiani locali. Invece nella Chiesa di San Marcellino per la festa del patrono, in pompa magna, stoffe pregiate, tosello più rappresentativo, ma con maestranze per lo più esterne napoletane, abituate a lavorare in Chiese più rappresentative. Non si può, giudicare e condannare senza prove, ma consentitemi di esprimere una mia opinione. Siccome i buoni ed i cattivi sono sempre esistiti, ed a tutte le latitudini, consentitemi di pensare che qualche cattivo sia capitato a lavorare nella Chiesa. ed avendo avuto modo di visionare con calma il busto ha pensato di rubare. Nonostante alcune segnalazioni di ritrovamento di pezzi compatibili, presso, antiquari a Roma invano si è sperato in un recupero, e quindi poi si è dovuto provvedere a rifare i pezzi mancanti.

(Lettera Aperta – Archiviata in @TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

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