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Calvi Risorta, Pompei, Paestum, Pozzuoli. ‘Scacco’ ai ‘tombaroli’: 18 arresti

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Nella mattinata di venerdì 23 gennaio i militari del nucleo Carabinieri tutela patrimonio culturale

di Napoli e della Compagnia di Capua, in collaborazione con i comandi provinciali di Caserta, Napoli, Frosinone e Latina, a conclusione dell’indagine denominata “Dedalo” coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, hanno dato esecuzione nelle province di Caserta, Napoli, Salerno, Frosinone e Latina all’ordinanza emessa dal gip del Tribunale sammaritano nei confronti di 18 persone (3 in carcere, 15 agli arresti domiciliari).
I tre indagati sono stati considerati i promotori, mentre gli altri 15 partecipi, ad un’associazione per delinquere finalizzata alla ricerca illecita, attraverso scavi clandestini, all’impossessamento e alla ricettazione di reperti archeologici.
L’indagine era stata avviata nel 2011 dal nucleo Carabinieri tutela patrimonio culturale di Napoli e dai carabinieri della stazione di Calvi Risorta, in quanto nel periodo indicato erano stati registrati aumenti vertiginosi degli scavi illegali nel territorio dell’antica Cales.
I carabinieri del nucleo specializzato campano e della stazione di Calvi Risorta, diretti dalla Procura sammaritana, hanno dato il via ad una vasta e complessa indagine basata su intercettazioni telefoniche e ambientali, e su una corposa attività di pedinamento degli indagati e di osservazione sul “campo” attraverso telecamera a infrarossi e apparecchiature satellitari.
Nel corso delle indagini è risultato chiaro che l’approvvigionamento dei materiali archeologi da parte dei “tombaroli” non avveniva esclusivamente dall’area dell’antica Cales, bensì dai più importanti siti archeologici della Campania come Pompei, Paestum e Pozzuoli.
Si è inoltre ricavato dall’importanza e dal valore economico dei pezzi trafugati che vi fosse una committenza molto “qualificata”, anche estera, circostanza verificata dalle indagini.
Oltre ai “tombaroli”, per lo più provenienti da Mondragone, sono stati individuati i principali ricettatori di riferimento e individuati anche i metodi di esportazione illecita, soprattutto attraverso la Spagna e gli Stati Uniti.
Sono stati identificati inoltre altri sodali, alcuni incensurati, con compiti accessori quali ad esempio il restauro dei reperti più importanti e il trasporto verso le destinazioni estere.
Le perquisizioni nel corso delle indagini hanno consentito di recuperare oltre 1500 reperti archeologici, di diversa natura e datazione, ma anche numerosi reperti contraffatti, oltre all’attrezzatura utilizzata dai tombaroli nel corso degli scavi, il tutto per un valore complessivo di oltre 2 milioni e 500.000 euro.
Indagati in carcere:
Verrengia Rocco, 56enne di Napoli; Valente Angelo, 31enne di Villaricca; D’Aniello Benedetto, 66enne di Sant’Antonio Abate.
Indagati agli arresti domiciliari:
Verrengia Carmelo, 39enne di Capua; Langione Luigi, 54enne di Mondragone; Langione Pasquale, 62enne di Mondragone; Bifulco Michele, 48enne di Napoli; Piglialarmi Egidio, 49enne di Mondragone; Falconetti Vittorio, 49enne di Mondragone; Sorrento Michele, 64enne di Capaccio (Sa); Messina Michele, 61enne di Castellammare di Stabia (Na); Izzo Raffaele, 61enne di Castellammare di Stabia (Na); Balzona Rosa, 63enne di Terzigno (Na); Papa Tommaso, 50enne di Mondragone; Simeone Simone, 40enne di Formia (Lt); Mastrobattista Angelo, 49enne di Sabaudia (Lt); Castaldo Sergio, 60enne di Napoli; Savarese Candido Augusto, 73enne di Napoli.
Per video cliccare sulla foto
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