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Avellino. Calcio-scommesse, ‘butta l’asso’ l’avvocato Vannetiello: parla l’ex capitano Millesi

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Mossa a sorpresa della difesa dell’ex capitano dell’Avellino Francesco Millesi, che chiede di essere sentito dalla Corte federale di appello.

All’esito del giudizio di primo grado la maggior parte degli episodi ritenuti indizianti a carico di Ciccio Millesi è venuto meno.

Infatti, la difesa, tra i tanti episodi contestati, ha dimostrato che Millesi non propose né ad Arini, né a Castaldo di alterare alcuna gara; inoltre, ha dimostrato che Millesi non contattò affatto Peccarisi, tra il primo ed secondo tempo, per far subire un gol dal Modena.

Non deve stupire affatto il proscioglimento dei calciatori Castaldo, Peccarisi, Arini e Pisacane in quanto costoro erano gravati da un solo indizio e, soprattutto, non avevano avuto alcun rapporto né con i camorristi, né con Luca Pini.

La posizione di tutti i sopracitati calciatori era completamente diversa e più facile da definire, oltre che molto distante da quella di Millesi, se solo si pensi che i predetti calciatori non risultano neppure essere stati indagati dalla Giustizia penale ordinaria.

Solo Millesi ed Izzo sono indagati dalla direzione distrettuale antimafia e solo il primo è stati raggiunto dalla ordinanza di custodia cautelare, circostanza quest’ultima di innegabile rilievo che ha finito per condizionare la giustizia sportiva.

Ma l’avvocato Dario Vannetiello che difende Millesi è già al lavoro e ha immediatamente dato avvio al secondo grado di giudizio, senza mezzi termini, inviando alla Corte di appello Federale il cosiddetto preannuncio del reclamo, con una interessante novità.

Nel preannunciare il reclamo, giovedì 13 aprile, l’ex capitano dell’Avellino ha chiesto di essere sentito innanzi alla Corte Federale di appello, circostanza questa che gli è consentita da una specifica norma di legge invocata dall’avvocato Vannetiello.

La strategia difensiva di colui che è il calciatore innegabilmente raggiunto da un numero di indizi di gran lunga superiore già portò ad un risultato importante, quello di ottenere l’immediata scarcerazione.

Scelse di essere silente innanzi al pubblico ministero per ben due volte.

Nonostante fosse attinto da una messe di prove, nell’ambito del procedimento sportivo, Millesi affrontò con decisione l’audizione innanzi alla Procura Federale, sottoponendosi alle domande a raffica a lui rivolte da autorevoli inquirenti.

Quella che non a torto fu definita per molti anni la bandiera dell’Avellino, anche per il suo carisma all’interno dello spogliatoio, non confessò alcunché e difese in quella occasione tutti i calciatori coinvolti, senza ammettere alcun rapporto illecito con costoro.

Ora, vuole essere sentito da quei giudici sportivi che dovranno verificare se, nonostante il venir meno di molti episodi a lui inizialmente contestati, è giusta o meno la squalifica a lui inflitta.

La posta in palio non è di poco conto in quanto Ciccio Millesi vuole intraprendere la carriera di allenatore nel mondo dei professionisti.

Sulle dichiarazioni che Millesi vorrà rendere vi è per ora il massimo riserbo.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

 

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